Mario Castelnuovo-Tedesco: "Capriccio Diabolico" e "Tarantella" nel problema dell'analisi filologica delle edizioni a fine esecutivo
- Autore
- Roberto Cipollina
- Pubblicazione
- 27/10/2018
- Categorie
Negli anni siamo stati abituati a vedere lavori per chitarra che fin da subito si adattano perfettamente allo strumento perché, con la maturità che esso ha raggiunto, i compositori non lo considerano più come una sfumatura situazionale ed esotica nel loro repertorio ma, anzi, un elemento determinante al pari di uno strumento a fiato o ad arco.
Non si potrebbe dire lo stesso per alcune composizioni dei primi decenni del Novecento.
Andrés Segovia era ancora in ascesa e, con esso, la chitarra e il suo repertorio. Tra i compositori che scrissero più per le sue mani troviamo: Heitor Villa-Lobos, Joaquin Rodrigo, Manuel Ponce, Alexandre Tansman, Joaquin Turina e infine Mario Castelnuovo-Tedesco che, per la chitarra, scrisse tra le pagine più belle della sua musica.
Ma i tempi erano ancora poco maturi e non si aveva una consapevolezza profonda delle possibilità e dei limiti di uno strumento così tanto giovane, per cui, la prima stesura dei brani scritti per chitarra (anche da questi grandi compositori che spesso chitarristi non erano) risultava difficile se non impossibile da eseguire e, cosa ancor più grave, poco idiomatica.
A questo proposito rispondeva Segovia che, quasi senza scrupoli, si improvvisava co-compositore dei brani a lui dedicati eliminando ciò che non gli aggradava e aggiungendo del suo, spesso a discapito della voce e delle intenzioni espressive del compositore.
Questo portò gli altri esecutori a suonare inconsciamente i brani nelle versioni pesantemente revisionate da Segovia in quanto erano le uniche ad esser state rese pubbliche, quindi ignorando le più genuine idee che i compositori volevano esprimere nella loro musica.
Due brani sono icona di questo modus operandi segoviano: il Capriccio Diabolico (Omaggio a Paganini) e la Tarantella i cui manoscritti sono stati riesumati recentemente dal Maestro Angelo Gilardino: didatta, chitarrista, compositore e amico di Mario Castelnuovo-Tedesco.
Non si potrebbe dire lo stesso per alcune composizioni dei primi decenni del Novecento.
Andrés Segovia era ancora in ascesa e, con esso, la chitarra e il suo repertorio. Tra i compositori che scrissero più per le sue mani troviamo: Heitor Villa-Lobos, Joaquin Rodrigo, Manuel Ponce, Alexandre Tansman, Joaquin Turina e infine Mario Castelnuovo-Tedesco che, per la chitarra, scrisse tra le pagine più belle della sua musica.
Ma i tempi erano ancora poco maturi e non si aveva una consapevolezza profonda delle possibilità e dei limiti di uno strumento così tanto giovane, per cui, la prima stesura dei brani scritti per chitarra (anche da questi grandi compositori che spesso chitarristi non erano) risultava difficile se non impossibile da eseguire e, cosa ancor più grave, poco idiomatica.
A questo proposito rispondeva Segovia che, quasi senza scrupoli, si improvvisava co-compositore dei brani a lui dedicati eliminando ciò che non gli aggradava e aggiungendo del suo, spesso a discapito della voce e delle intenzioni espressive del compositore.
Questo portò gli altri esecutori a suonare inconsciamente i brani nelle versioni pesantemente revisionate da Segovia in quanto erano le uniche ad esser state rese pubbliche, quindi ignorando le più genuine idee che i compositori volevano esprimere nella loro musica.
Due brani sono icona di questo modus operandi segoviano: il Capriccio Diabolico (Omaggio a Paganini) e la Tarantella i cui manoscritti sono stati riesumati recentemente dal Maestro Angelo Gilardino: didatta, chitarrista, compositore e amico di Mario Castelnuovo-Tedesco.
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