Hunted

La vita di Katrina Monroe, giovane e bella infermiera in una clinica psichiatrica di Sanford, nel Maine, trascorre monotona e prevedibile.
L’unica fuga che lei conosce per evadere dalla realtà quotidiana, è la relazione segreta con un giovane dottore sposato.
Quando l’ospedale chiude per mancanza di fondi, Katrina passa l’ultima sera in corsia, svolgendo il suo lavoro diligentemente, come sempre. Ignora che proprio quella notte, inizierà un incubo che la stava aspettando.
Viene rapita, da uno sconosciuto.
Al suo risveglio, si ritrova nuda, in un bosco del Maine. Con le mani legate a un albero da delle corde e con una benda sugli occhi.
Nel buio della notte, non riesce a capire chi sia stato: l’uomo non si mostra a lei, la sua voce è storpiata da un apparecchio vocale.
Il rapitore le dice soltanto di essere un Cacciatore. Katrina è la sua preda. Lui la inseguirà, la catturerà, dopo la lascerà andare. Per poi riprenderla e possederla ancora.
Il gioco durerà fino all’alba.
Ben presto Katrina capisce che il Cacciatore è un pericoloso killer, che la tiene di continuo sotto tiro, con un fucile.
La caccia ha inizio e suo malgrado, lei comincia a provare un eccitante divertimento, per le prove perverse alla quale lui la sottopone.
Il Cacciatore è in grado di darle il pericolo e l’adrenalina che Katrina non aveva mai provato prima. Ma quando cerca di scoprire l’identità del suo rapitore, il Cacciatore libera la bestia perversa insita nella sua natura di dominatore.
Perché nessuna preda può trasgredire alle regole della caccia.

Avverto una presenza, fra i cespugli che si muovono. Non vedere nulla mi impaurisce ancora di più, perché non so davvero cosa aspettarmi.
Sento dei passi avvicinarsi e tremo. «Chi c’è?»
«La preda si è svegliata. Bene. Che il gioco abbia inizio.»
La voce è gutturale, non riesco a riconoscerla, perché sembra corrotta da un meccanismo elettrico vocale, uno di quelli che usano i rapitori.
Questo bastardo ha pensato davvero a tutto.
Cerco di alzarmi, ma riesco solo a mettermi in ginocchio, e le mie gambe vengono graffiate dai rami fra l’erba.
Maldestramente, provo anche a togliermi la benda, ma sono costretta a fermarmi quando odo un clic. Il mio rapitore ha caricato il fucile con il quale mi tiene sotto tiro.
«Non ancora» si impone. «Vedrai quando io ti ordinerò di vedere
«Che diavolo significa?!» strillo contro di lui. Ho capito perché sono qui. Vuole giocare con me. Se avesse voluto uccidermi, lo avrebbe già fatto.
«Lo capirai molto presto» bofonchia, piano.
Abbassa il fucile, da sotto la benda intuisco lo spostamento del suo braccio, che è a pochi metri dinnanzi a me.
«Chi sei?» lo imploro.
«Sai benissimo chi sono, Katrina.»
Quest’uomo mi conosce. Tutto questo è assurdo. Non riesco più a resistere, esplodo con la mia disperazione. «Maledetto bastardo, perché mi stai facendo questo?!»
«Perché tu sei la preda. E io il Cacciatore
Il cuore mi si ferma. Allora è stato lui ad avermi pedinata, il suo sguardo da maniaco è sempre stato su di me.
«Che cosa vuoi?» gli chiedo, con un urlo disperato.
Segue una lunga pausa.
«Soltanto te» è la sua risposta. «Il tuo corpo. La tua mente. La tua anima. La tua vita.»
Scoppio in lacrime, senza chiedergli più nulla.
Sono nelle mani di un predatore, lui farà di me ciò che vuole.

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