Lapo le donne la mente l'amore

Lapo le donne la mente l’amore raccoglie in sé i tre romanzi che lo hanno visto protagonista; Verso Mombasa, Santiago Cammino nella mente e La donna francese. La narrazione copre un periodo di dieci anni circa, ma i continui rimandi al passato, i ricordi e gli accadimenti anteriori, offrono un quadro completo del personaggio, al quale la professione di medico sta stretta e fin dall’inizio ci fa partecipi di un forte desiderio di evasione, che lo porta a periodiche fughe dal quotidiano. È un’anima in pena ma rimane comunque un soggetto divertente, pieno di humor, dal cuore generoso e sempre pronto all’amore. La maturità completa e la stabilità dei sentimenti c’è chi la raggiunge presto, chi non la raggiungerà mai e chi come Lapo la troverà in età matura, lentamente e progressivamente. La storia è immaginaria, ma le descrizioni, sia che si tratti di Africa, Asia o la Spagna del Cammino di Santiago fanno parte di un vissuto e i luoghi sono stati percorsi e sperimentati in gran parte. L’immaginazione ha colmato alcune lacune nella conoscenza e talvolta la narrazione di ambienti sconosciuti finisce per apparire più convincente della realtà. Lo scrivere fatalmente fa perdere quelle protezioni che ognuno di noi è portato a tenere celate nel proprio animo. È naturale trasferire sul protagonista aspetti della vita, del carattere, come pure condividerne ansie e timori. Lasciare scorrere le parole diventa come un sogno in cui la mente si libera quasi senza costrizioni o censure. Lapo Torrigiani è un medico e ben conosce le gratificazioni e le sofferenze che talvolta l’essere medico impone, ma la sua vita è una continua avventura attraverso il mondo e la mente. I ricordi della sua infanzia le sue esperienze seguono un percorso avvincente, capace di attrarre e catturare l’attenzione del lettore. Scopo di chi scrive è comunicare stati d’animo e sensazioni e cercare di non annoiare coloro, che per qualche insondabile motivo hanno scelto di dedicare il loro tempo a una lettura piuttosto che a un’altra. Forse si dovrebbero leggere solo romanzi dei quali non si conosce personalmente l’autore, poiché si è portati a rapportare la storia narrata al reale vissuto di chi la narra. Questo crea non pochi problemi a chi scrive e talvolta fa desiderare l’avere dedicato il tempo a qualcosa di più semplice e divertente. Lo scrivere spesso è sofferenza; da quella nascono le pagine migliori. Si può raccontare di un anziano pescatore. Hemingway scrisse Il Vecchio e il mare e narrò di quel mondo perché era un suo grande interesse. La pesca e la caccia lo videro spesso impegnato tutte le volte che ne ebbe la possibilità e quelle esercitò con grande passione e perizia. Si può narrare di una incantatrice di bachi, ma fatalmente ci si fermerebbe dopo poche righe per mancanza di argomenti. Esperienza già tentata. Quindi Lapo come me è medico e capace di guidare un piccolo aereo da turismo. Chi scrive è normale sia portato a raccontare ciò che conosce. Per il resto nella realtà spesso si è tutt’altro. Sono sposato a una donna che amo e il nostro legame ci vede uniti fin quasi dall’adolescenza. Ho percorso una vita normale. Ho un figlio di cui sono orgoglioso, anche se ha fatto sempre di testa sua e impazzisco per un nipotino, che la mancanza di senso critico mi fa ritenere unico, mentre in realtà so che non ha uguali. Quanto agli amori, quelli sono di Lapo. I miei sentimenti, al contrario dei suoi, sono rimasti stabili e le mie scelte le ho mantenute. Ecco perché potevo scrivere di me solo se l’intento era quello di combattere l’insonnia dei miei lettori, che più semplicemente risolveranno il problema con un valido tranquillante. Lapo è tutt’altro e la sua personalità e il suo agire susciteranno emozioni nella mente di chi legge mantenendolo attento e ben sveglio.

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Paolo Galli

Lapo le donne la mente l'amore - Premio Italo Calvino XXXIII EdizionePaolo Galli

L'autore dimostra talento nel descrivere i minuti episodi e personaggi che immergono il lettore in luoghi sconosciuti e appassionanti. “Vide lungo la strada una figura alta e austera che camminava scalza con un gran cappello di paglia sulla testa e una lunga lancia” (p. 73): così entra in scena Zabo il Peul, pastore Fulan, cameo che resta impresso con la triste storia della sua amata sposa e i racconti della gustosa festa – sorta di concorso di bellezza per uomini, premiati da una giuria femminile – che vede radunare persone in cerca di partner. Senza frasi concitate ma pieno di fascino il suo commiato: “I due si trovarono uno di fronte all’altro in quell’insolito paesaggio. Fecero per abbracciarsi, ma la lancia rendeva quell’azione problematica. Così Lapo abbracciò Zabo e poi tenne lui la lancia per farsi abbracciare a sua volta. Dopo di che il peul prese a scalare la collina a lunghi passi” (p. 89). Questi sono gli episodi che solo un viaggiatore può raccontare, e molti altri ne restano impressi al lettore, come l’uomo che legge il futuro con i granchi, la guaritrice che da bambino lo cura con un rituale arcano e una corda tagliata a pezzi e immersa nell’acqua. Notevolissima, godibile capacità di dipingere luoghi e persone. IL COMITATO DI LETTURA Leggi tutta la recensione

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