Il Teatro dell'Estremo: Soggettivazione e oggettivazione nella dimensione artificiale della rappresentazione scenica

Se il teatro è strutturalmente legato al vincolo culturale della necessità biologica, le sue parti fenomeniche sono oggetto di studio di una possibile e auspicabile scienza del teatro. Da qui parte l’Autore di questo saggio di teorizzazione teatrale nell’esporre il percorso interpretativo del Teatro dell’Estremo, in cui soggettivazione e oggettivazione sono elementi guida che spiegano, con rigore appunto scientifico, il fenomeno della rappresentazione scenica come struttura artificiale in grado di creare una realtà non-reale, cioè distinta dalla realtà fisica della quotidianità ordinaria. E’ qui che va rintracciata l’estremità del teatro, e dell’arte in generale, che nel costruire una dimensione Altra de-struttura la realtà fisica per aprire le porte a una sovrastruttura di Senso in cui la comunicazione avviene attraverso significanti simbolici. La tesi dell’Autore è che nella realtà fisica il Soggetto non esiste e l’individuo è l’insieme delle determinazioni dell’Altro, cioè dell’Altro-da-Sé. L’illusione dell’unitarietà di corpo e psiche è una sovrastruttura ideologica necessaria al perpetuarsi della vita individuale e sociale. Ed è sovrastruttura ideologica l’arte, che ha il compito di dotare di Senso illusorio una realtà fisica che di Senso è sprovvista ontologicamente. Soggetto-Autore (drammaturgo e regista) e Soggetto-Attore, benché fittizi, sono artefici della creazione del Personaggio, Oggetto-Altro di piacere e di attrazione libidica e a sua volta Soggetto di comunicazione con il pubblico. Lo spettatore, che da Oggetto di attrazione da parte del Soggetto-Personaggio creato ex novo come artificio, si “trasforma” in Soggetto-Spettatore attivo della rappresentazione scenica, assumendo il Personaggio come Oggetto esteticamente valido della propria carica erotica, chiude il cerchio della strutturazione scenica, facendo del teatro un’arte feconda in grado di stimolare la riflessione sull’esistenza e l’esistente.

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