SOCCOMBERE, FUGGIRE O UCCIDERE?

Oscar Bar è un insegnante di filosofia in pensione. Nella sua vita tranquilla e solitaria in un luogo sospeso nell’immaginario, irrompe un vecchio amico perso di vista da decenni.
Dall’incontro scaturisce un doppio racconto biografico fatto di ricordi, di rimpianti, di considerazioni, spesso amare, sugli avvenimenti degli ultimi decenni. È un susseguirsi di azioni, dove la costanza e la caparbietà riescono a superare gli ostacoli posti da un sistema contorto in una nazione senza spina dorsale, avvilita, ma ricca di opportunità se solo fosse guidata da persone capaci e abitata da un popolo orgoglioso e combattivo.
La storia entra subito nel cuore della dinamica narrativa, attirando l’attenzione del lettore sia per il linguaggio essenziale, sia per il racconto del vissuto che porta gradualmente i protagonisti a prendere una decisione drastica, tanto inaspettata quanto discutibile. Solo azioni violente, estreme e mirate possono domare l’anarchia dominante e indurre i governanti a comportamenti idonei al loro ruolo e il popolo ad assumere un atteggiamento meno remissivo.

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