Jean-Paul Sartre: La scoperta dell'esistenza

“Nell’arco di questi quattro decenni e nonostante l’elevato numero di studi dedicativi, solo in misura relativamente modesta sono state messe a profitto la complessità di tematica che La Nausée presenta e la pluralità di interpretazioni a cui il testo si presta. E in realtà il romanzo-­diario pubblicato nel 1938 è un’autentica miniera a tutt’oggi non sufficientemente esplorata di filoni problematici, di motivi filosofici, culturali, stilistici, con un ventaglio quanto mai ricco di allusioni, ammiccamenti, trasposizioni, parodie, pastiche. Una costruzione estremamente composita, a svariati piani, affrontabile sotto molteplici e diverse angolature, certamente anche a causa della continua ‘ambiguità’ (o mediazione) tra filosofia e letteratura e a causa di quello che fu considerato da Brice Parain il ‘genre faux’ del testo stesso. Basti ricordare, a riprova di tale complessità, il forte influsso che sulla composizione del romanzo ebbe l’acquisizione di Kafka da parte dell’autore negli anni 1933-1934 e la compresenza di suggestioni letterario-filosofiche le cui fonti vanno da Valéry a Lévinas e a Proust, da Céline a Baudelaire e al surrealismo.”

Franco Fergnani scriveva così nel 1978, con la chiarezza del maestro capace di dischiudere rigorosamente la complessità del pensiero di uno dei più grandi filosofi del Novecento. La nausea è il sentimento cosmico che unisce la noia assoluta all’angoscia dell’abisso. L’abisso è la consapevolezza della caduta nell’irrilevanza da parte di ogni ente nel mondo. E la nausea è la condizione in cui la coscienza si avverte vanificata, perché si sente oppressa da fuori e fa esperienza di sé soltanto come corpo.

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