Credimi sulla parola

Parliamo in italiano, no parliamo in dialetto, parliamo d’amore, di noia, di assenze e di presenze, di dolori alla schiena e di estati lontane dal mare… Voi sareste in grado di mettere assieme tutto questo potpourri di roba e renderlo presentabile? No?
Beh, nella sua raccolta poetica Pietro Negri ci riesce, e chiede a ciascuno di noi esplicitamente: Credimi sulla parola. A dire il vero a noi non è servito credergli, ci è bastato leggere le sue poesie: dure, malinconiche, divertenti, intrise di voglia di sesso o di tristezza, ma comunque sempre vive e intense.
Quella di Negri è un po’ una terapia d’urto, un percorso dove l’autore non ci risparmia e non si risparmia niente, colpi bassi e tirate d’orecchie incluse, per lasciarci infine sfibrati, ma forse paradossalmente un po’ più leggeri di prima.
La terapia di Negri fa bene, voi credeteci sulla parola.

Lentamente muore,
– troppo lentamente muore –
chi mi scassa la minchia la mattina
appena sveglio
chi non si fa i cazzi suoi
chi vuole sempre parlare
anche se non ci ha niente da dire.

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