LA STORIA INCOMPIUTA DI STELIO E MILA

Questo breve racconto ha due soli protagonisti, tra i quali scocca la classica scintilla dell’innamoramento a prima vista, senza che questa riesca tuttavia ad innescare il fuoco di una passione duratura. Alcuni momenti di passione anche a tratti intensa vengono in realtà vissuti dai due personaggi – e sono descritti dall’autore con crudo realismo – ma non riescono tuttavia a tramutarsi in un coinvolgimento che possa considerarsi totale e privo di riserve. Remore, sospetti, incomprensioni, recriminazioni, si inseriscono in continuazione a turbare la serenità del rapporto tra i due amanti, impedendo ad esso di prendere effettivamente il volo. E’ come se l’energia disponibile per potere alimentare un amore che si era prospettato come particolarmente intenso fosse stata bruciata tutta quanta in quella forte fiammata iniziale, e non ne fosse poi residuato ossigeno a sufficienza perché quel fuoco potesse continuare a divampare. Il sensibilissimo, timido e persino un po’ ingenuo trentenne Stelio e la trentaseienne Mila, donna dal passato tormentato e per molti versi enigmatica, si trovano a vivere una storia della quale si rendono conto sempre di più, col passare del tempo, di quanto impossibile sia il pieno compimento. Gli stati d’animo di Stelio sono talvolta accompagnati ed enfatizzati, nel corso della narrazione, da una colonna sonora che è costituita da alcuni brani musicali in voga in quei primi anni ’80 in cui la storia è ambientata. Nei loro testi, che a tratti si inseriscono nel racconto amalgamandosi armonicamente con esso, Stelio vede talvolta perfettamente rispecchiarsi la sua situazione sentimentale. I dialoghi sono pressoché assenti in questo racconto, i cui veri protagonisti sono gli stati d’animo, le emozioni, le passioni, che vengono indagate e poi descritte affidandosi ad un approccio che è essenzialmente di tipo psicologico. Questa è la storia di un amore che era esordito tra grandi entusiasmi, per la verità vissuti in modo particolarmente intenso da parte del solo personaggio maschile, e percepiti come più attenuati da parte della componente femminile della coppia mancata. Un amore che, prima di abortire, era stato declassato a semplice amicizia profonda. Ma, come recita un verso di una nota canzone di Antonello Venditti, che viene citato nel testo, “amici mai, per chi si cerca come noi; non è possibile”. Questo è quel che arriva alla fine a pensare lo stesso Stelio. Il quale prende ad un certo punto dolorosamente atto di come non sia proprio possibile assistere al penoso spettacolo di una passione che ormai appare destinata inesorabilmente a trasformarsi in quella banale amicizia che – in casi come questo – può essere solo sinonimo di una lenta e infinita agonia. Troppo doloroso dovervi assistere. Un’amicizia che invece Mila cerca disperatamente di salvare, ma invano. Stelio, indubbiamente l’elemento più debole e più fragile di questa singolare coppia mancata, finisce con il tramutarsi – per mera necessità di sopravvivenza – nell’elemento più forte, anche se solo all’apparenza, e recide il rapporto. I due si incontreranno casualmente solo molti anni dopo. Stelio è accompagnato da sua moglie. Mila porta al guinzaglio un ringhioso cane da difesa. Nel constatare – con sua somma meraviglia – quanto indifferente egli sia rimasto in occasione di quel fugace incontro, nel sorprendersi di quanto profonda sia diventata l’anestesia del suo animo, a Stelio vengono in mente le note e le parole del celebre brano musicale del cantautore monegasco anarchico Leo Ferré, dal titolo “Avec le temps”. Canzone struggente che si conclude con un mesto “Alors vraiment, avec le temps on n’aime plus...”, che è anche l’amara conclusione del racconto.

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