Raftery il cieco e la sua sposa Hilaria

Seduto in una stanza della grande osteria di Patrick Lynch, gli si svelava tutta la vita, tutto lo spirito di Galway. Poteva sentire le profonde ombre della stanza, e il sole di maggio che vi entrava dalle finestre aperte, giallo come il vino giallo. Alle sue nari giungeva la salata brezza dell’Atlantico, che soffiava ad est, e veniva dalle isole d’Aran. C’eran nel vento odori ch’egli poteva riconoscere ad uno ad uno: quello delle navi incatramate dondolanti all’ancora nella baia di Galway, quello pungente, ricco di iodio, delle alghe irlandesi; e non mancava il commovente, solitario e verginale aroma dei piccoli fiori che crescono nelle spaccature delle rocce sul mare, e quello dell’erica, dolce come il miele, e l’acre odore del fumo delle torbe che bruciavano nei casolari, nostalgico come una antica canzone.

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