I tessitori
- Autore
- Gerhart Hauptmann
- Editore
- Edizioni Clandestine
- Pubblicazione
- 21/02/2019
- Categorie
In questo dramma politico-sociale, Hauptmann racconta la rivolta dei
tessitori in Slesia nella prima metà dell’800, descrivendo la terribile miseria
in cui versavano e la dura lotta per la sopravvivenza, che portarono
alcuni a rassegnarsi passivamente, attendendo la morte come un’amica,
altri a rivoltarsi ai fabbricanti e a commettere atti di violenza al fine di
garantirsi un’esistenza migliore.
“Un vero fabbricante tiene sotto di sé due-trecento tessitori con la semplicità
con cui beve un uovo fresco. Non lascia loro nemmeno un paio di ossa
marcite da rosicchiare. Una creatura siffatta ha quattro stomaci come una
vacca e zanne affilate come quelle di un lupo (…)”.
In quest’opera fondamentale del teatro naturalistico tedesco, tanto da
essere ritenuta eversiva e pericolosa per la stabilità morale e sociale, lo
sguardo disincantato dell’autore pone al centro la massa, donne, uomini
e bambini pallidi, emaciati, perennemente affamati, la cui condizione si
staglia in aperto contrasto con la cricca dei fabbricanti, circondati dal
lusso e adagiati in un benessere a cui per nulla al mondo intendono rinunciare.
Un’aspra critica alla tirannia che porta all’annientamento di ogni senso
di umanità e di coscienza.
Gerhart Hauptmann (1862 – 1946) è stato un poeta, drammaturgo e romanziere
tedesco, insignito, nel 1912, del premio Nobel per la letteratura.
Tra le sue opere, Il casellante Thiel (1888), La festa della pace (1
tessitori in Slesia nella prima metà dell’800, descrivendo la terribile miseria
in cui versavano e la dura lotta per la sopravvivenza, che portarono
alcuni a rassegnarsi passivamente, attendendo la morte come un’amica,
altri a rivoltarsi ai fabbricanti e a commettere atti di violenza al fine di
garantirsi un’esistenza migliore.
“Un vero fabbricante tiene sotto di sé due-trecento tessitori con la semplicità
con cui beve un uovo fresco. Non lascia loro nemmeno un paio di ossa
marcite da rosicchiare. Una creatura siffatta ha quattro stomaci come una
vacca e zanne affilate come quelle di un lupo (…)”.
In quest’opera fondamentale del teatro naturalistico tedesco, tanto da
essere ritenuta eversiva e pericolosa per la stabilità morale e sociale, lo
sguardo disincantato dell’autore pone al centro la massa, donne, uomini
e bambini pallidi, emaciati, perennemente affamati, la cui condizione si
staglia in aperto contrasto con la cricca dei fabbricanti, circondati dal
lusso e adagiati in un benessere a cui per nulla al mondo intendono rinunciare.
Un’aspra critica alla tirannia che porta all’annientamento di ogni senso
di umanità e di coscienza.
Gerhart Hauptmann (1862 – 1946) è stato un poeta, drammaturgo e romanziere
tedesco, insignito, nel 1912, del premio Nobel per la letteratura.
Tra le sue opere, Il casellante Thiel (1888), La festa della pace (1
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