Disobbedisco: Cinquecento giorni di rivoluzione Fiume 1919-1920

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Disobbedisco: Cinquecento giorni di rivoluzione Fiume 1919-1920
Autore
Giordano Bruno Guerri
Editore
MONDADORI
Pubblicazione
26/03/2019
Categorie

Il 12 settembre 1919 un poeta, alla testa di duemila soldati ribelli, conquista una città senza sparare un colpo. Vi rimarrà oltre un anno, opponendosi alle maggiori potenze sotto gli occhi di un mondo ancora sconvolto dalla Grande Guerra. Lo scopo di Gabriele d'Annunzio e dei suoi legionari non era solo rivendicare l'italianità di Fiume: il Vate sognava di trasformare la sua «Impresa» in una rivoluzione globale contro l'ordine costituito, e nell'avveniristica Carta del Carnaro - una costituzione avanzatissima - teorizzò un governo della cosa pubblica lontano da quello dello Stato liberale, socialista, fascista.

Per sedici mesi Fiume fu teatro di cospirazioni, feste, beffe, battaglie, amori, in un intreccio diplomatico e politico sospeso tra utopia e realtà. Militari, scrittori, aristocratici, industriali, femministe, sovversivi, politici, ragazzi fuggiti di casa componevano l'esercito del «Comandante», inconsapevoli di quanto avrebbero influenzato l'immaginario del Novecento. Nelle luci e nelle ombre dell'Impresa ritroviamo, a distanza di cento anni, molti aspetti del mondo di oggi: la spettacolarizzazione della politica, la propaganda, la ribellione generazionale, la festa come mezzo di contestazione, la rivolta contro la finanza internazionale, il conflitto tra nazionalismi, il ribellismo e la trasgressione.

Mussolini, che a Fiume tradì d'Annunzio, saccheggiò quell'epopea adottandone la liturgia della politica di massa: i discorsi dal balcone, il dialogo con la folla, il «me ne frego», l'«eia eia alalà», riti e miti: così l'Italia democratica ha voluto dimenticare che la «Città di Vita» fu anzitutto una «controsocietà» sperimentale, in contrasto sia con le idee e i valori dell'epoca sia - e tanto più - con quelli del fascismo. Eppure, se molti legionari aderirono al regime, come Ettore Muti, molti altri furono irriducibilmente antifascisti, confinati o costretti a morire in esilio, come il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris.

Con il suo stile inconfondibile, Giordano Bruno Guerri ricostruisce quei sedici mesi attraverso migliaia di documenti inediti custoditi negli Archivi del Vittoriale, intrecciando in una narrazione appassionante la grande storia con le vicende degli uomini e delle donne che hanno vissuto quell'irripetibile avventura, e portando alla luce un aspetto inedito della poliedrica personalità dell'uomo che ne fu l'ispirato animatore e l'indiscusso protagonista.

Giordano Bruno Guerri ha diretto «Storia illustrata», «Chorus» e «L'Indipendente». È stato direttore editoriale dell'Arnoldo Mondadori Editore, presidente dell'istituto di alta cultura Fondazione Ugo Bordoni. È presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, direttore del MuSa, museo di Salò, e di GardaMusei. Da Mondadori ha pubblicato Povera santa, povero assassino. La vera storia di Maria Goretti (1985), L'Arcitaliano. Vita di Curzio Malaparte (1991), Gli italiani sotto la Chiesa. Da San Pietro a Mussolini (1992), Fascisti (1995), Giuseppe Bottai, fascista (1996), Antistoria degli italiani. Da Romolo a Giovanni Paolo II (1997), Il Malaparte illustrato (1998), Italo Balbo (1998), Galeazzo Ciano (2001), Eretico e profeta. Ernesto Bonaiuti, un prete contro la Chiesa (2001), Rapporto al Duce (2002), Un amore fascista. Benito, Edda e Galeazzo (2005), D'Annunzio. L'amante guerriero (2008), Filippo Tommaso Marinetti (2009), Il sangue del Sud (2010), Il bosco nel cuore (2011) e La mia vita carnale (2013).

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