CANTI DI FURNARI: Omaggio a «I Cavernicoli» (Testi originali e tradotti in lingua italiana )

«Canti di Furnari», omaggio a «I Cavernicoli», contiene i testi originali e tradotti in lingua italiana. Perché un omaggio a «I Cavernicoli»? Un omaggio a questi campioni dello spettacolo sarebbe già "Cavernicolivolissimevolmente" motivato dalla loro storia artistica, dalla bravura, dal vuoto che lasciano nel panorama umano e dello spettacolo, dal notevole ruolo svolto nella riproposta del repertorio tradizionale siciliano. Per la superba prova di bravura, di serietà, di qualità, di superiorità artistica offerta con i Canti di Furnari, resi emozionanti ed esemplari, con una riproposta fedele, rigorosa nei testi e perfino nella pronuncia.

I «Canti di Furnari», come scrive Melo Freni, sono «tradizione vera, autenticamente rimandata fino a noi senza alcuna interpolazione o rielaborazione, tal ché tutto ciò che in questo disco viene proposto è frutto di una registrazione sic et simpliciter dal vivo di voci contadine, motivi e parole, cui il complesso dei Cavernicoli presta semplicemente gli uffici della propria interpretazione. […] Le stesse parti strumentali sono ricavate dalle raccolte del Favara in Val di Noto cui, secondo la divisione della Sicilia di Gioacchino di Marzo, Fùrnari appartiene».

Canti bellissimi, poetici e intensi, rappresentativi di un mondo mai scomparso eppure ‘latente’ nella memoria globale. Testimonianze di umanità passate ma non ‘sorpassate’, di amori impossibili, di amori possibili, di delusioni cocenti, di alterchi amorosi pizzuti e derisori: “… mancu si eri figghia di baruni o puramenti di sangu riali. / Alla tô casa non teni barcuni / e mancu scala chi scindi e chi ‘nchiani. Li tô parenti non sunnu signuri: tutti buvari”.
Sociologia ed antropologia si incontrano qua con l’architettura rurale e la poesia: “A casa tua non tieni balconi”, vuol dire che l’accusato/a abitava in ‘catoio’, cioè nei bassi. Niente balconi, niente baronati né sangue reale.

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