Cristalli Aetirial: Il Destino, il Fato e la forza dell'animo
- Autore
- Enrico Fortuna
- Editore
- Youcanprint
- Pubblicazione
- 15/03/2019
- Categorie
Fin dall'alba dei tempi. Entità bellamente evanescenti veleggiavano sulla suprema estasi d’esser vanitose custodi di poteri in grado di cambiare l’esser nella sua vita terra.
Non essendo possibile chiamarle, le civiltà livyatan del passato, le raffigurarono nel corso di centinaia di anni attraverso un roseo anagramma quella del “Destino” e rosso quella del “Fato”.
Benché non si siano mai fisicamente manifestate nel corso degli eventi, ebbero comunque, secondo gli anziani livyatan, una forma d’influenza nell'operato quotidiano: una brezza mattutina poteva esser la manifestazione del Destino e una burrasca d’aria quella del Fato. Una carezza di una compagna poteva esser dettata dal Destino e un passionale bacio dal Fato. Due Entità essenziali e complementari. Talvolta congiunte. E il loro cooperare fu tramandato con il colore purpureo nelle leggende.
L’equilibrio e la sovranità delle creature terrene sembravano scandite dal loro costante cedere il passo, l’una l’altra, senza mai proliferare in uno scontro o predominio.
Tuttavia un giorno, una di Esse propose una sfida per rallegrarsi. E dopo aver sigillato un comune accordo, decisero di donare uno dei propri tratti a una creatura prescelta, rendendola arbitraria di modificare il costante declino dei piccoli abitanti terreni. Ma il temporaneo dono si trasformò in un gioco. Il gioco crebbe in un’ossessione. L’ossessione placò la noia. E non ebbe più fine.
La costante del vivere: l’amore e i ricordi. Si distrussero. Attraverso il loro incessante intervento pur di decretare quale sia la predominante in quel preciso squarcio di tempo.
Iniziarono. A loro insaputa. A incrinarsi verso una distorsione temporale: il vegliare divenne sempre più giocoso e padronale. Finché' un giorno, esattamente nel trecento trentanovesimo anno dopo la morte di Ahura Theli, nacquero tre bambine dai capelli color argento, oro e cenere…
Non essendo possibile chiamarle, le civiltà livyatan del passato, le raffigurarono nel corso di centinaia di anni attraverso un roseo anagramma quella del “Destino” e rosso quella del “Fato”.
Benché non si siano mai fisicamente manifestate nel corso degli eventi, ebbero comunque, secondo gli anziani livyatan, una forma d’influenza nell'operato quotidiano: una brezza mattutina poteva esser la manifestazione del Destino e una burrasca d’aria quella del Fato. Una carezza di una compagna poteva esser dettata dal Destino e un passionale bacio dal Fato. Due Entità essenziali e complementari. Talvolta congiunte. E il loro cooperare fu tramandato con il colore purpureo nelle leggende.
L’equilibrio e la sovranità delle creature terrene sembravano scandite dal loro costante cedere il passo, l’una l’altra, senza mai proliferare in uno scontro o predominio.
Tuttavia un giorno, una di Esse propose una sfida per rallegrarsi. E dopo aver sigillato un comune accordo, decisero di donare uno dei propri tratti a una creatura prescelta, rendendola arbitraria di modificare il costante declino dei piccoli abitanti terreni. Ma il temporaneo dono si trasformò in un gioco. Il gioco crebbe in un’ossessione. L’ossessione placò la noia. E non ebbe più fine.
La costante del vivere: l’amore e i ricordi. Si distrussero. Attraverso il loro incessante intervento pur di decretare quale sia la predominante in quel preciso squarcio di tempo.
Iniziarono. A loro insaputa. A incrinarsi verso una distorsione temporale: il vegliare divenne sempre più giocoso e padronale. Finché' un giorno, esattamente nel trecento trentanovesimo anno dopo la morte di Ahura Theli, nacquero tre bambine dai capelli color argento, oro e cenere…
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