Le due vite di Lucrezia Borgia: La cattiva ragazza che andò in paradiso

Il 19 giugno 1503 il giovane letterato e futuro padre nobile della lingua italiana Pietro Bembo manda all’amata segreta, moglie di Alfonso d’Este, una sfera di cristallo, perché lei possa sognare il suo viso e placare la nostalgia. Tre secoli dopo, George Gordon Byron scartabellando nell’epistolario del Bembo trova, tra questa e altre lettere appassionate, la sacra reliquia di una ciocca bionda di quella donna; ne trafuga emozionato un solo capello per l’amico poeta Leigh Hunt, che dirà «Invidiateci, perché noi abbiamo potuto toccare la chioma della divina Lucrezia». Ma chi era davvero Lucrezia Borgia, che suscitava nei poeti un’ammirazione secolare? Oggi è difficile riconoscerla in questi tratti angelicati, com’è difficile dar retta alle cronache coeve, dove era moglie e madre provetta, protettrice dei poveri e luminosa ispiratrice di letterati e artisti. A che altezza della Storia questo ritratto di virtù si è corrotto nella mantide venefica e lussuriosa che conosciamo, degna compare del fratello Cesare, il famigerato Valentino? Una cosa è certa: per diventare un mito immortale, per fornire spunti ad Ariosto e Dumas, a Hugo e Dario Fo, per inchiodare il pubblico alla poltrona tanto in un melodramma di Donizetti quanto in una teoria infinita di film e serie tv, non basta avere i capelli più celebrati del Rinascimento, ci vogliono il carisma di una diva e la tempra di un condottiero. Lia Celi e Andrea Santangelo sperimentano sulla dark lady dei Borgia l’acume storico e la verve con cui hanno raccontato Caterina de’ Medici e Giacomo Casanova. Fra citazioni pop e impeccabili fonti storiografiche, fra gossip d’epoca e ricostruzioni alla CSI, Le due vite di Lucrezia Borgia traccia la straordinaria parabola di una donna irregolare fin dalla nascita, bella e contesa come l’Italia del suo tempo, opportunista e ingegnosa, santa e femme fatale. E i veleni? Ci sono, ci sono. D’altra parte già all’epoca si diceva: «Sai qual è l’unica frase che non sentirai mai dire a Roma? “Ieri sera sono stato a cena dai Borgia”»

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