il racconto e il romanzo filosofico nella modernità

Leopardi nelle prime pagine dello Zibaldone aveva osservato che l’«amore dei lumi» induce la passione per la filosofia, facendone un elemento fondante della cultura moderna. Nessun dubbio che in questa prospettiva un posto di rilievo spetti allora al Candide di Voltaire, o al Rousseau che unisce pensar filosofico, istanze educative, passione politica e schermata autobiografia. Ma per passare dal conte al romanzo, dall’apologo e dai trattati a personaggi complessi che pure mantengono una forte allure speculativa, bisognava lasciare il Settecento, sperimentare il Romanticismo, nutrire nel secolo successivo le rêveries dei nuovi promeneurs solitaires con l’inquietudine e gli interrogativi di Dostoevskij, Kafka, Sartre, Camus, e di Pirandello, Proust, Musil…, di quanti hanno accompagnato la passione per il racconto con lo smascheramento di ogni ingannevole teodicea. Riconducendo il romanzo, a partire dall’ironica pensosità cervantina, ai borgesiani intrecci, alle ansie esistenziali. Ma, in assenza di dichiarazioni, dove trovare la prova della presenza del philosophique nel romanzo, o come individuare testi a cui si addica la definizione di roman philosophique? Questo libro, progettato e curato da Anna Dolfi, non solo pone il problema, ma tenta di rispondervi, mentre intreccia le idee del/da romanzo con le teorie costruttive, e attiva il confronto tra insignificante e significanza, emblemi e codici mitici, semiosi e destino, osservando come il linguaggio, nello sfilare degli autori, modifichi se stesso fino ad arrivare alla figuratività del graphic-novel. Punto estremo d’arrivo per un percorso che – per campioni – fissa significativi frammenti nel caleidoscopio per altri versi infinito del narrare.

Anna Dolfi insegna Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. Tra i suoi lavori si ricordino in particolare gli studi leopardiani, le ricerche su narrativa e poesia tra fine Ottocento e Terza generazione, i libri sulle “forme della soggettività” e sulla malinconia. È il maggiore studioso dell’opera di Dessí: fondamentali il suo La parola e il tempo. Giuseppe Dessí e l’ontogenesi di un “roman philosophique” ristampato nel 2004 (Roma, Bulzoni) e gli atti di un convegno fi orentino da lei organizzato (Una giornata per Giuseppe Dessí, Roma, Bulzoni, 2005). Di Dessí ha curato l’edizione del romanzo postumo, La scelta (Milano, Mondadori, 1978), gli scritti sulla Sardegna (Un pezzo di luna. Note, memoria e immagini della Sardegna, Cagliari, Della Torre, 1987/2006), e la ristampa, per gli “Oscar” Mondadori, per Ilisso, per editori francesi, svedesi, lituani, di alcuni romanzi. In qualità di presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della nascita, ha proseguito e incrementato, insieme a un nutrito gruppo di allievi, gli studi sull’autore, la schedatura del Fondo e il recupero e la stampa di materiali inediti e rari.

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