Diario da TIRANA

L’Italia è un punto di arrivo e di transito dove la cultura del diritto di asilo e integrazione è ancora troppo debole.
Il popolo albanese vive su un territorio di fronte al nostro, che non tocca ma è a portata di mano, che non vede ma conosce per aver assorbito nelle menti immagini rubate ai nostri programmi televisivi. Spera di sfuggire alla sofferenza e realizzare un sogno.
Venire da noi, mettere radici,costruire un futuro... insomma: inventarsi una vita.
Come gli uccelli a lungo tempo in gabbia, liberi, volano senza meta così è, l'esuberante migrante albanese, da quando gli hanno aperto il recinto dei confini. Le barriere anche se tolte, molto a lungo ancora rimarranno nell'uomo, come i segni e le cicatrici del filo spinato. Troppi sono però gli errori da loro commessi, difficile è l'integrazione.
Come dice l'amico archeologo scrittore V. M. Manfredi:
"La libertà è l'unica condizione degna di un essere umano è la convivenza libera e civile l'unica degna di una comunità evoluta".
Il popolo albanese ha vissuto lunghi momenti di oppressione. Lì, ancora, il vivere quotidiano non lascia costruire un futuro e il nostro paese rimane per molti di loro una terra di conquista.
Il mio ricordo in Albania è fissato in una notte nella baia
di Valona, tra il porto e l'isola di Seseno di quindici anni fa, a inseguire, come il gatto il topo, con una motovedetta della guardia di finanza, due gommoni con a bordo un ammasso di disperati; gente senza futuro, uomini e donne e bambini senza identità', sfiniti e svuotati del proprio essere, nelle mani di criminali, alla ricerca della terra promessa. Compassione e rabbia dominavano la mia impotenza.
Oggi, al popolo albanese non dobbiamo porgere la mano per pietà ma allungarla più in là, come gesto di aiuto e di speranza. Chissà mai, ora che le economie non lasciano dormire nè assopire gli animi-poichè non si può perdere quello che si ha-e i valori in borsa oscillano paurosamente tenendo il ricco occidente, cinico e ipocrita, con il fiato sospeso, non si riesce in qualche modo a recuperare l'amore alla vita, che vale ben più dell'oro.
La passione per dar voce ai deboli, denunciare la sofferenza e inseguire il sentiero della speranza, fanno di Umberto Romano un romantico del vivere quotidiano.

Giorgio Fornoni

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