IO - TE = ZERO (Io & Te Vol. 3)

Ci sono cicatrici invisibili agli occhi.
Ci sono ferite destinate a sanguinare per sempre.
Non bastano un cuore che batte, due polmoni che incamerano aria e un corpo in salute per sentirsi vivi, non quando sei un sopravvissuto.
Il passato non sempre conserva ricordi, a volte è fatto solo di incubi. È nero, buio, oscuro… o rosso, come quello di Diego. Un ragazzo introverso e solitario, che sorride poco, che ride raramente, che tiene tutti a distanza, che reprime le proprie emozioni. Nulla lo tocca, nulla lo incuriosisce, nulla attira la sua attenzione.
Fino ad Alisia.
Lei è il suo opposto: è un treno in corsa inarrestabile, ha un sorriso perenne che le illumina il viso, ride senza controllo, parla anche con i muri, balla più di quanto cammini, è amica di tutti ed è sempre al centro dell’attenzione.
Mentre lui ha smesso di vivere, lei vive senza riserve. Così diversi, eppure così simili: solo chi ha provato il tuo stesso dolore può capirti veramente.
Un legame indissolubile, un’amicizia senza limiti, un amore incondizionato, la connessione di due anime destinate a ritrovarsi in eterno. Perché Diego e Alisia lontani non sono niente, ma insieme sono invincibili.

«Non sono sicuro di volerlo fare» ripeto per la terza volta.
«Rilassati, vedrai che ci divertiremo». Sempre la solita risposta che fa tutto tranne rilassarmi.
«Lo vedi quanto siamo in alto? Come potrei rilassarmi?». Sono nervoso, molto nervoso. «Stiamo per lanciarci da un’altezza considerevole e tutte le nostre speranze sono riposte in un fottuto elastico. Tutto questo per cosa? Per rimbalzare come due coglioni».
Ovviamente Alisia è Alisia, e ride come una cretina.
«Hai paura?». Dal suo tono capisco che mi sta provocando.
«No, sono solo un maniaco del controllo che sta per lanciarsi nel vuoto, noterai anche tu l’ironia di questa situazione di merda».
«È uno sport sicuro, un’attività che praticano molte persone. Non corriamo rischi, rilassati».
Rilassarmi?
«Certo, in fondo rischiamo solo di schiantarci al suolo…».
«Per essere una persona che odia la propria vita, ci tieni parecchio alla tua pelle».
«Alisia!» esclamo alterato.
«Vedi il lato positivo» mi invita, il sorriso che le incurva le labbra rosso sangue, giusto per restare in tema.
«C’è anche un lato positivo? Non so perché, ma al momento mi sfugge».
«“Sei morto dentro”, giusto?». L’occhiataccia che le rivolgo parla per me. «Sono parole tue, non mie, quindi non guardarmi in questo modo. Mal che vada, sarai morto anche fuori». E ride a crepapelle, come se la sua battuta pietosa fosse minimamente divertente.
«Che cazzo ridi? Prima mi rompi le palle e mi costringi a vedere non so quanti film deprimenti che a detta tua parlano di vita e non di morte, e poi mi porti qui e mi auguri di schiantarmi al suolo. Ti rendi conto?». Sì, sto urlando, ma ne ho il sacrosanto diritto.
«No, ti stavo solo rassicurando. Ti ho solo descritto lo scenario peggiore».
Scuoto la testa. «Non è divertente, Alisia. Non lo è!».
«Io l’ho già fatto ed è stato divertente. Se non vuoi farlo, be’, lo farò da sola».
«È pericoloso» le faccio notare.
«Sei un poliziotto, ti vorrei ricordare che il pericolo è il tuo mestiere».
Come cavolo rispondi a una tipa che ragiona in questo modo? Non rispondi, semplice. Sarebbe tutto inutile, sarebbe fiato sprecato.

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