Accanto alla tigre

"Al tentativo di stabilire una qualche forma di rapporto con la memoria del nonno gerarca, seguendo strade che – moralmente, politicamente, storicamente, familiarmente, umanamente – si fanno via via più sdrucciolevoli, Lorenzo ha dedicato un libro cui ha lavorato per molti anni [...]. Ed è un libro importante perché, nel tentativo di capire quel ‘gorgo di cultura e violenza, rivoluzione e potere’ che ha spinto Alessandro Pavolini a fare alcune cose e a non farne delle altre, nel tentativo di decifrare quella brama di azione, piena di ebbrezza e alle volte tragicomica, che porta a cavalcare la tigre delle dittature, o della Storia sotto le sembianze della violenza politica, fino a non poterne più scendere, se non davanti a un plotone di esecuzione, l’autore ci restituisce i brandelli di una ‘autobiografia della nazione’ novecentesca che ancora ci inquieta. Non solo: ci dice anche qualcosa sul modo di entrare in contatto con tutto questo, avvicinandosi alla tigre, ma restandole solo accanto, non cedendo alle sue lusinghe, alle sue ipocrisie, al suo mantra ideologico." (Dalla postfazione di Alessandro Leogrande)

Lorenzo Pavolini è uno scrittore alle prese con teatro, riviste, radio e crede di possedere una visione politica consolidata. Vive a Roma nel quartiere Esquilino, dove si mescolano due idee molto diverse dell’Italia contemporanea: quella multietnica, del mercato di piazza Vittorio e dei negozi cinesi, e quella nazionalista rappresentata da un centro sociale di estrema destra. In quel pezzo d’Italia c’è un altro dissidio, quello che Lorenzo coltiva dentro di sé fin dall'adolescenza, un dissidio che affonda le radici nel suo cognome, lo stesso del nonno Alessandro, raffinato intellettuale ma soprattutto fascista implacabile, fondatore delle Brigate nere e anima della Repubblica di Salò.
Lorenzo scopre chi era suo nonno a scuola, quando su una pagina del libro di storia vede una foto, quell'immagine di piazzale Loreto in cui Benito Mussolini, Claretta Petacci e gli altri gerarchi sono appesi a testa in giù. Tra loro c’è un uomo a torso nudo che pende sotto una pensilina su cui è scritto in stampatello: PAVOLINI. Tanti anni dopo, l’autore prova a capire chi sia stato veramente suo nonno, cosa lo abbia spinto a cavalcare con tanta ostinazione la sua tigre, ricostruendo così una storia fatta di reticenze, conflitti e timori riguardo al rapporto tra lui, la sua famiglia e l’eredità di quel cognome. Un romanzo di memorie e passione che attraversa l’Italia di questi ultimi anni, dove ancora, la notte, giovani mani scrivono sui muri la scritta PAVOLINI EROE e le sue frasi celebri sono slogan di nuovi estremismi.

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