Diade

In una Toscana quasi irriconoscibile – accentuati i tratti più aspri e arcaici, sfumati i più canonici e rinascimentali – si ambientano le storie di due donne, Carla e Carelle, distanti più di mille anni eppure così simili. Carla, trentenne intellettuale, ottiene dalla strega del paese quella maternità che dovrebbe stabilizzare un’esistenza lavorativa e affettiva ancora precaria. Carelle, adolescente di stirpe longobarda, suggestionata dalla religione dei “romani”, insegue il sogno di una nuova immacolata concezione. Anche per lei sarà fatale l’incontro con una piccola strega. Entrambe donne “di forte volere e valore”, cercano di decidere il proprio destino, sottraendosi all’angustia cui intollerabili condizionamenti sociali le sottopongono, attraverso la maternità, atto creativo supremo, nuovo peccato originale. Come tale, però, carico di nefaste conseguenze.
A narrare le due storie, con ritmo trascinante, in un italiano al tempo stesso alto e immediato, rigoroso e plurilingue, l’esordiente Lucia Bruni (Bibbiena, 1977), che dichiara tra i suoi modelli Anna Banti e Petronio.

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