Di Cremisi e Azzurro - Dipinti e poesie (Poesia)
- Autore
- Beatrice Borroni
- Editore
- Caffè Tergeste Editore
- Pubblicazione
- 19/05/2019
- Categorie
Protagoniste dei dipinti e delle poesie sono le figure femminili.
Nei dipinti della pittrice Beatrice Borroni, sono figure languide perse nei gesti lenti e pigri di un eros più evocato che espresso, permeato e sconvolto dalla consapevolezza che la pittrice ha della donna, della sua vicenda, della sua collocazione nel reale, sia sotto il profilo strettamente fisico sia sotto quello psicologico. Sono immagini silenti, prigioniere di uno spazio privo di riferimenti a luoghi concreti, tuttavia identificabili e riconoscibili tramite strutture architettoniche, che siano stanze, fiumi, acque serene di piccoli laghi, superfici di specchi. I corpi sembrano immersi in ambienti che concorrono a celebrare i diversi aspetti della femminilità. Fiori, stoffe, acque trasparenti e poi finestre, piccole o grandi, fanno da sfondo alle vicende che lo spettatore incantato sente palpitare intorno a quei corpi, ne celebrano la bellezza con la loro armonia.
Opere pervase da un’aura misteriosa e allusiva in cui la luce innaturale è luce della memoria, che si materializza come abbacinante, onirica ma nel contempo tattile.
Abile pittore di parole, il poeta Comitini volgendo lo sguardo e l’anima ai quadri di Beatrice, usa immagini non usuali per descrivere l’amore, il rimpianto per una donna, la malinconia tutta femminile per la bellezza che fugge, il sogno di una passione saffica, la rivalità tra donne amiche. Sono poesie che affascinano il lettore con colori, profumi suoni, suscitando emozioni inattese, forse spesso dimenticate. L’uso che il poeta fa di parole scelte accuratamente, di figure retoriche e di una metrica libera ma molto armoniosa, assieme a una disposizione della punteggiatura che spezza o semplicemente rallenta il ritmo, ora frantumando il pensiero ora dandogli un senso di continuità, conduce il lettore a ricreare in sé gli stessi stati d’animo del poeta. E sorgono allora nel lettore le medesime domande che il poeta si pone sull’umanità e sul senso del suo esistere.
Nei dipinti della pittrice Beatrice Borroni, sono figure languide perse nei gesti lenti e pigri di un eros più evocato che espresso, permeato e sconvolto dalla consapevolezza che la pittrice ha della donna, della sua vicenda, della sua collocazione nel reale, sia sotto il profilo strettamente fisico sia sotto quello psicologico. Sono immagini silenti, prigioniere di uno spazio privo di riferimenti a luoghi concreti, tuttavia identificabili e riconoscibili tramite strutture architettoniche, che siano stanze, fiumi, acque serene di piccoli laghi, superfici di specchi. I corpi sembrano immersi in ambienti che concorrono a celebrare i diversi aspetti della femminilità. Fiori, stoffe, acque trasparenti e poi finestre, piccole o grandi, fanno da sfondo alle vicende che lo spettatore incantato sente palpitare intorno a quei corpi, ne celebrano la bellezza con la loro armonia.
Opere pervase da un’aura misteriosa e allusiva in cui la luce innaturale è luce della memoria, che si materializza come abbacinante, onirica ma nel contempo tattile.
Abile pittore di parole, il poeta Comitini volgendo lo sguardo e l’anima ai quadri di Beatrice, usa immagini non usuali per descrivere l’amore, il rimpianto per una donna, la malinconia tutta femminile per la bellezza che fugge, il sogno di una passione saffica, la rivalità tra donne amiche. Sono poesie che affascinano il lettore con colori, profumi suoni, suscitando emozioni inattese, forse spesso dimenticate. L’uso che il poeta fa di parole scelte accuratamente, di figure retoriche e di una metrica libera ma molto armoniosa, assieme a una disposizione della punteggiatura che spezza o semplicemente rallenta il ritmo, ora frantumando il pensiero ora dandogli un senso di continuità, conduce il lettore a ricreare in sé gli stessi stati d’animo del poeta. E sorgono allora nel lettore le medesime domande che il poeta si pone sull’umanità e sul senso del suo esistere.
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