C'era in Atene una bella donna: Etere, concubine e donne libere nella Grecia antica

Aspasia, Laide, Neera, Teodote, Frine, e poi Saffo, Anite, Mirtide... affiorano da questo libro tante donne greche che vale la pena di incontrare più da vicino, dando voce ai loro destini e alla loro voce. E’ vero, sono gravate da un patriarcato incombente, che tenta di contenerle dentro contorni stretti: le mogli, le concubine, le etère, le schiave, confini che le guerre o gli interessi possono spazzare via in un momento, ma che si possono allentare anche grazie alla loro iniziativa, intelligenza, affettività. Per una donna greca il matrimonio – denunciava la Medea di Euripide nel V secolo a.C – significava comprarsi, al caro prezzo di una dote, insieme al marito un padrone, con l’incognita di non sapere neppure se sarebbe stato un padrone buono o cattivo. Rispetto a questa condizione appare quasi desiderabile la vita rischiosa e discriminata dell’etèra, che in cambio del mantenimento offriva ai suoi amanti compagnia, sesso e soprattutto relazione.

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