PEARL HARBOR
- Autore
- PIERPAOLO FUIANO
- Pubblicazione
- 18/05/2019
- Categorie
Churchill sapeva? Una spy story ambientata nella Seconda Guerra Mondiale sullo sfondo dell’attacco giapponese a Pearl Harbor.
«Yesterday, December 7, 1941 – a date which will live in infamy – the United States of America was suddenly and deliberately attacked by naval and air forces of the empire of Japan».
Queste le parole iniziali del discorso col quale il presidente Roosevelt chiedeva al Congresso degli Stati Uniti la dichiarazione di guerra al Giappone. Fu l’unica frase retorica di tutto il discorso, ma fu la frase che stigmatizzò per sempre quell’attacco nel quale 2403 americani e 65 giapponesi rimasero uccisi e 1178 feriti.
Da allora l’umanità avrebbe assistito a ben altri e più infamanti avvenimenti, ma l’attacco a Pearl Harbor rimase il capostipite di un certo genere di operazioni militari che sarebbe rimasto sì nella storia, ma anche nella leggenda.
Con Pearl Harbor la guerra divenne veramente mondiale e molti poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo: la Gran Bretagna, ormai allo stremo delle forze, da oltre due anni sosteneva praticamente da sola lo strapotere della Germania; gli Stati Uniti, per una spietata legge della storia, dovevano “necessariamente” entrare in guerra; il Giappone, sull’orlo di una grave crisi politico-economica, doveva conquistare il suo “spazio vitale”.
Il “caso” Pearl Harbor fu studiato e analizzato, sottoposto a inchieste e commissioni, ma mai emersero prove attestanti che qualcuno fosse a conoscenza dell’attacco giapponese.
Tuttavia, tanti furono gli errori commessi, le omissioni e sottovalutazioni, e troppi gli interessi in gioco, che è lecito domandarsi: “Veramente nessuno sapeva?”.
Il giornalista nisei del Chicago Tribune Takeo Izumi, reclutato dal G2 americano, è inviato a Tokyo sotto la “copertura” di corrispondente della sua testata giornalistica per raccogliere informazioni riservate. In lui il SOE inglese individua l’uomo che può fornire alla disperata Inghilterra preziose notizie sui preparativi giapponesi alla guerra.
Ma la Kempeitai, il controspionaggio nipponico, intercetta una trasmissione radio e, da quel momento, inizia una colossale caccia all’unico uomo che può far fallire l’ambizioso piano d’attacco giapponese a Pearl Harbor.
La corsa contro il tempo si fa angosciosa: lo Stato Maggiore americano riuscirà ad avvisare in tempo la sua base navale e a vanificare le speranze giapponesi di un attacco a sorpresa?
«Yesterday, December 7, 1941 – a date which will live in infamy – the United States of America was suddenly and deliberately attacked by naval and air forces of the empire of Japan».
Queste le parole iniziali del discorso col quale il presidente Roosevelt chiedeva al Congresso degli Stati Uniti la dichiarazione di guerra al Giappone. Fu l’unica frase retorica di tutto il discorso, ma fu la frase che stigmatizzò per sempre quell’attacco nel quale 2403 americani e 65 giapponesi rimasero uccisi e 1178 feriti.
Da allora l’umanità avrebbe assistito a ben altri e più infamanti avvenimenti, ma l’attacco a Pearl Harbor rimase il capostipite di un certo genere di operazioni militari che sarebbe rimasto sì nella storia, ma anche nella leggenda.
Con Pearl Harbor la guerra divenne veramente mondiale e molti poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo: la Gran Bretagna, ormai allo stremo delle forze, da oltre due anni sosteneva praticamente da sola lo strapotere della Germania; gli Stati Uniti, per una spietata legge della storia, dovevano “necessariamente” entrare in guerra; il Giappone, sull’orlo di una grave crisi politico-economica, doveva conquistare il suo “spazio vitale”.
Il “caso” Pearl Harbor fu studiato e analizzato, sottoposto a inchieste e commissioni, ma mai emersero prove attestanti che qualcuno fosse a conoscenza dell’attacco giapponese.
Tuttavia, tanti furono gli errori commessi, le omissioni e sottovalutazioni, e troppi gli interessi in gioco, che è lecito domandarsi: “Veramente nessuno sapeva?”.
Il giornalista nisei del Chicago Tribune Takeo Izumi, reclutato dal G2 americano, è inviato a Tokyo sotto la “copertura” di corrispondente della sua testata giornalistica per raccogliere informazioni riservate. In lui il SOE inglese individua l’uomo che può fornire alla disperata Inghilterra preziose notizie sui preparativi giapponesi alla guerra.
Ma la Kempeitai, il controspionaggio nipponico, intercetta una trasmissione radio e, da quel momento, inizia una colossale caccia all’unico uomo che può far fallire l’ambizioso piano d’attacco giapponese a Pearl Harbor.
La corsa contro il tempo si fa angosciosa: lo Stato Maggiore americano riuscirà ad avvisare in tempo la sua base navale e a vanificare le speranze giapponesi di un attacco a sorpresa?
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