NON SONO ADATTA A QUESTO MONDO

La storia è semplice quanto attuale: in prima persona una ventenne fragile racconta il suo lungo e travagliato percorso tra le vie dei suoi disturbi alimentari.
Il racconto si snoda tra alti e bassi e ripercorre la vita della ragazza a partire dalla sua stessa infanzia.
La ragazza dal canto suo non nasconde di essersi sempre sempre senita un’attrice dentro la sua stessa esistenza: è evidente qui un forte richiamo alle maschere di pirandelliana memoria.
Segue la narrazione della sua adolescenza vissuta cupamente.
La protagonista racconta anche del suo primo amore, un amore adolescenziale che le ha “bombardato il cuore”.
La protagonista con l’età e con la malattia scopre ed esercita con successo una sua dote: sa recitare benissimo e sa ingannare persino se stessa. Nonostante la sua patologia sia estremamente aggressiva, lei continua a dare esami, a portare avanti la sua storia d’amore storica, pur fingendo un amore che non può provare in quel momento; alla fine persino si laurea.
Il racconto, ad un certo punto, si sdoppia tra realtà e quello che l’autrice immagina come il suo epilogo peggiore, ovvero il suicidio. Cronologicamente, il racconto parte proprio d qui: una ragazza sul cornicione di un palazzo, che minaccia di buttarsi. Da qui i vari racconti che spiegano come è finita lì.
La ragazza ha sviuppato un’ironia caustica, un sarcasmo malato di tristezza, evidente nelle sue parole spesso velenose.
Il finale è tragico, ma invece no. A qusto punto l’autobiografia diventa racconto e il finale tragico non corrisponde a quello effettivo.

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