Re Gilgamesh il figlio della palma: Il romanzo del rpimo eroe (1)

Duemila anni prima della guerra di Troia, in una regione del mondo chiamata Sumer il giovane re della prima vera città della storia si cimentò in opere e gesta dalle quali si aspettava di rimanere per sempre nella memoria degli uomini. il suo sogno fu realizzato, quando era morto già da una decina di secoli, grazie alla più antica in assoluto delle epopee, composta a più mani da scribi che, in epoche diverse, raccolsero su di lui fatti e leggende di grande suggestione, tali da tramandarlo fino a noi come un personggio, mitico e storico, del quale è impossibile indicare predecessori. Quel giovane re si chiamava Gilgamesh e Uruk fu la città sulla quale regnò. Con questo romanzo si è cercato di ricostruire -basandosi sull'epopea, sui documenti e sulle evidenze archeologiche- quelle che nella realtà del suo tempo furono le esperienze e i progetti di un condottiero che può a pieno titolo essere considerato il "primo eroe" del quale l'umanità ha avuto notizie. Da una lato largamente epurata dal mito, dall'altro insidiata dagli eccessi di libertà, di disinvoltura, nei quali può facilmente sconfinare l'immaginazione narrativa, la ricostruzione è stata comunque tenuta lontana -si spera completamente- dall'illecito storico. Il risultato dovrebbe essere dunque un racconto verosimile della vita, degli ideali, delle vittorie militari e politiche ed anche delle vicende personali di "Re Gilgamesh".L'autore di questo romanzo -Franco Catucci- ha alle spalle più di 40 anni di un'intensa attività giornalistica, svolta soprattutto come inviato speciale del TG1-RAI in numerose aree del mondo. L'interesse per Gilgamesh gli fu "contagiato" da Giovanni Pettinato, autorità di livello mondiale negli studi delle antiche civiltà del medio oriente, che nel maggio 2011 è purtroppo mancato ai suoi cari, alla cultura ed al suo amico che gli dedica "Il romanzo del primo eroe" nella convinzione di aver fatto di tutto per essere un divulgatore attendibile della figura di Gilgamesh e per non esserne un involontario profanatore.

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