La gestione politica e morale del trono di Uruk divenne subito difficile e persino pericolosa per Gilgamesh da quando la vicaria della potente dea Inanna che glielo aveva assegnato decise di rinunciare alla sacra carica per tornare ad essere Igizid e diventare moglie di quell'eroe che aveva sognato sin dall'adolescenza. Anche nella Mesopotamia dell'età sumera la corruzione era un fenomeno piuttosto diffuso che non si arrestava neppure davanti alle mura dell'Eanna, il tempio dei templi. Avendo in buona parte restaurato il rispetto del culto di Inanna e temendo che dopo di lei potessero riprodursi situazioni sacrileghe, prima di ritirarsi a vita privata la vicaria innamorata di Gilgamesh creò l'inedita carica di tutore del culto e del tempio attribuendola proprio al re suo sposo. La nuova vicaria si vide costretta ad accettare la novità, ma sin dalle prime ore del suo insediamento cominciò a tramare. L'eliminazione fisica del re di Uruk era al primo posto tra i sistemi esaminati per recuperare poteri che da sempre erano stati esclusivamente del tempio. La nuova carica di Gilgamesh non era infatti ereditaria: morto lui tutto sarebbe tornato come prima. Sullo sfondo di questo contrasto tra il tempio e il trono -che ci riporta a turbolenti capitoli della storia europea- Gilgamesh si impegna in una lotta decisa contro la superstizione, subdola arma con la q uale religione e politica amministravano la paura per costringere gli uomini all'obbedienza cieca.Il trono di Uruk divenne improvvisamente pericoloso per Gilgamesh. La vicaria della potente dea Inanna che glielo aveva assegnato era tornata ad essere Igizid, dopo aver rinunciato alla sacra carica per diventare moglie dell'eroe che aveva sognato sin dall'adolescenza. Anche nella Mesopotamia dell'età sumera la corruzione era un fenomeno piuttosto diffuso che non si arrestava neppure davanti alle mura dell'Eanna, il tempio dei templi. Avendo in buona parte restaurato il rispetto del culto di Inanna e temendo che dopo di lei potessero riprodursi situazioni sacrileghe, prima di ritirarsi a vita privata la vicaria innamorata di Gilgamesh aveva creato l'inedita carica di tutore del culto e del tempio, attribuendola proprio al re del quale stava per diventare moglie. La nuova vicaria si vide costretta ad accettare la novità, ma sin dalle prime ore del suo insediamento cominciò a tramare. L'eliminazione fisica del re di Uruk era al primo posto tra i sistemi da lei esaminati per recuperare poteri che da sempre erano stati del tempio. La carica affidata a Gilgamesh non era infatti ereditaria: morto lui tutto sarebbe tornato come prima. Sullo sfondo di questo duro contrasto tra il tempio e il trono, Gilgamesh si impegnò in una decisa lotta contro la superstizione, subdola arma con la quale religione e politica amministravano la paura per costringere gli uomini all'obbedienza cieca. Una eventuale sconfitta in questa lotta avrebbe esposto a un gravissimo rischio il prestigio di cui egli godeva nell'intero mondo sumero della sua epoca, e ciò avrebbe potuto anche obbligarlo alla rinuncia del trono, dando così la vittoria alla vicaria che voleva eliminarlo. Ben sapendo che questa era la pesantissima posta in gioco, appoggiato dal suo fraterno amico Enkidu,Il "primo eroe" puntò tutto sulla sua celebrata intelligenza e invocò l'aiuto di Utu, il dio-sole che lo prediligeva sin da quando era stato appena concepito.
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