Il passaggio di Venere
- Autore
- Arrigo Cajumi
- Editore
- Lindau
- Pubblicazione
- 11/07/2019
- Categorie
Pubblicato per la prima volta nel 1948 presso De Silva, la casa editrice di Franco Antonicelli, Il passaggio di Venere rivelò il lato «sentimentale» di un uomo di cultura fino ad allora conosciuto e apprezzato come lucido osservatore dei costumi e della politica del nostro Paese, in anni cruciali come quelli della prima metà del secolo scorso. Come scrive Lorenzo Ventavoli nell'introduzione, in questo scarno romanzo «si trova pagina dopo pagina tutto il mondo e l'esperienza intellettuale e pratica di Cajumi. Le sue letture, ma anche gli sfondi dei suoi soggiorni, il suo disprezzo intellettuale, ma anche il suo pudore; […] tutta intera la sua sorprendente cifra stilistica, questa capacità di dipingere con poche battute un personaggio e i suoi stati d'animo senza affliggerci con dei teoremi, proprio al modo di Jean-Paul Toulet, suo prediletto».
I due protagonisti, il diplomatico Silva e la signorina Anna sono perfettamente delineati, e «la loro rapida discesa nelle spire di un amore vero, nato all'ombra di una vacanza a Grado allietata da una ragazza affittata per l'occasione, si snoda nelle veloci scene di un dramma borghese cui fan da contorno alcune figure emblematiche di una società già in inarrestabile disfacimento (siamo negli anni '30). Industrialotti rampanti, mogli infedeli, chiacchiere da nulla, vite senza senso. E poi qualche traccia del tempo – Mistinguett, No, No Nanette – e soprattutto il presentimento di ore gravide di minacce per l'Europa, per la crisi dei valori, per la debolezza delle democrazie».
I due protagonisti, il diplomatico Silva e la signorina Anna sono perfettamente delineati, e «la loro rapida discesa nelle spire di un amore vero, nato all'ombra di una vacanza a Grado allietata da una ragazza affittata per l'occasione, si snoda nelle veloci scene di un dramma borghese cui fan da contorno alcune figure emblematiche di una società già in inarrestabile disfacimento (siamo negli anni '30). Industrialotti rampanti, mogli infedeli, chiacchiere da nulla, vite senza senso. E poi qualche traccia del tempo – Mistinguett, No, No Nanette – e soprattutto il presentimento di ore gravide di minacce per l'Europa, per la crisi dei valori, per la debolezza delle democrazie».
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