L'affare Donnolo

Shabbatai ben Abraham Donnolo, vissuto in Italia Meridionale nell’Alto Medioevo, fu uno degli scienziati più eminenti del suo tempo: medico, farmacologo, astronomo, ebraicista. Scrisse libri di alto valore scientifico e filosofico, tra i quali un trattato di terapia medica e un saggio sul mistero della vita e della morte. Si riteneva che egli avesse decifrato il linguaggio di Dio, che conoscesse il segreto dell’immortalità, per questo in molti attraverso i secoli cercarono di appropriarsi dei suoi scritti, convinti di ottenere in tal modo un potere sovrumano.
Poi, nel 1985, a Oria, proprio la città dove Donnolo trascorse gran parte della sua vita, una coppia di archeologi rinviene una stele funeraria ebraica e per decifrarne alcuni segni si unisce a un gruppo di giovani universitari impegnati in una ricerca sullo studio del linguaggio presso l’Università di Perugia, guidato dal professor Nardi. Poco dopo, però, il professore viene aggredito, derubato di una borsa nera in cui custodiva tutti i suoi appunti e ucciso, con tre pugnalate al torace, dopo un’aspra lotta. Unico testimone oculare un ragazzo autistico che si chiude subito dopo in un silenzio assoluto incapace di fornire alcun aiuto agli inquirenti. L’ispettore Ugo Rosati dovrà così districarsi tra latrati di cani inesistenti, frammenti di coccio su cui compaiono segni indecifrabili e una misteriosa contessa.
Un mistery intrigante, in bilico tra religione e scienza esattamente come lo fu Shabbatai.

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