L'impresentabile storia: Misfatti, delitti e cronache su monumenti, collezioni e antichità

L'otto giugno del 1811 due delegati di Andrea Appiani, commissario alle belle arti del Regno d'Italia, stanno per entrare nella piccola chiesa di san Domenico a Camerino. Si troveranno davanti ad una catasta di dodici tavole dipinte sul finire del Quattrocento da un pittore miracoloso come il Crivelli. Due giorni dopo entrati ad Urbino, nella chiesa di san Bernardino prelevano la celebre pala di Piero della Francesca. In breve tempo la Galleria dell'Accademia di Brera a Milano, dove arrivano queste e molte altre opere, diventa il centro di raccolta di un apocalittico saccheggio. È così che la formazione del nostro patrimonio di cultura, di arte, di antichità e di architettura si è compiuta a danno della storia e del valore stesso delle opere raccolte. Così era accaduto alla pala Baglioni di Raffaello custodita nel suo altare di Perugia fino a che nel marzo del 1608 è prelevata nell'oscurità di una drammatica notte e portata nella dimora romana del cardinale Scipione Caffarelli Borghese, nipote di Paolo V. La sete del possedere l'Arte, la sua sottrazione dagli originali contesti, che l'uomo ha sempre mostrato fin dalle spoliazioni di Siracusa del console Marco Claudio Marcello, alimentata dal valore commerciale imposto da un mercato voracissimo, ha corrisposto alle affermazioni del predominio. Musei e gallerie in tutta Europa, antichità, pubbliche o private, hanno rivoltato negli ultimi secoli, con fatti a volte delittuosi, il decorso naturale della Storia. Serviva forse svelare il disinganno, rileggere qualche carta, affrontare una nuova indagine, per ridare spiegazioni al racconto! Una ricerca delle verità nascoste. La missione di una detective's story – dove potrebbero collocarsi alcune di queste pagine – nel più convenzionale profilo letterario, ora pulp o hardboiled da Hammet a Chandler, dai prototipi americani come Marlow, Harper, Race Williams e i loro compagni, è la cinica ricerca della Verità spesso compiuta nella disillusa impossibilità di giustizia: Verità piuttosto che Giustizia. L'una che può riguardare la ricerca di un uomo isolatosi dal mondo; l'altra che imperfetta, come tutti i macchinari dell'invenzione umana, si afferma per il principio di un “etica dello Stato” con presupposta infallibilità e così ne sovverte invece il Diritto. Gli episodi qui raccontati, lontani dal presentare un quadro sistematico della questione, danno vita ad alcune devianze rese lecite e celebrate dalla storia ufficiale. Questo libro in forma di pamphlet, vuole mettere ordine nelle vicende sulla formazione dei patrimoni culturali dell'umanità. Resoconti velati spesso da rispettose e giustificative omissioni; di molto veloci accenni sulle origini più ambigue. In questo specifico asserto è una raccolta di racconti che indagano fatti alla ricerca di una verità impresentabile.

Michele Campisi (Sambuca di Sicilia - Agrigento, 4 settembre 1954) è uno storico dell'architettura, architetto e restauratore. Laureatosi a Palermo con Paolo Marconi ha pubblicato già nel 1980 una storia della nascita della tutela in età borbonica e poi numerosi altri saggi su riviste specializzate come il Bollettino d'Arte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha partecipato col Ministero e l'Istituto Centrale del Restauro alle attività svolte sui monumenti antichi dell'area centrale di Roma e per oltre quarant'anni ha diretto cantieri su monumenti ed in contesti archeologici. Tutte queste attività son state condotte nell'approfondimento dei contenuti scientifici della disciplina ed hanno dato luogo a “report” e saggi riguardanti teoria e storia del Restauro. Con Gangemi ha partecipato alla redazione del volume: La Villa di Vincenzo Giustiniani a Bassano Romano.

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