LA SICILIA DELL'OTTOCENTO, TRA GIOCHI E TRADIZIONI DAL PUNTO DI VISTA DI GIUSEPPE PITRÈ

Questo testo vuole approfondire la storia del gioco della sicilia del 1800, ma anche delle sue tradizioni e del contesto sociale tramite lo studio della figura di Giuseppe Pitrè, un intellettuale che non si limitò a studiare solo certi aspetti del suo popolo e della sua terra: usi, costumi, canti, giochi, rime... ma scelse di scrivere come antropologo a tutti gli effetti, senza probabilmente volerlo essere veramente. Attraverso il suo capolavoro, LA BIBLIOTECA DELLE TRADIZIONI POPOLARI SICILIANE, egli parlò tramite la voce del popolo riguardo alle tradizioni che distinguevano la sua società, alle credenze, alle cerimonie e ai saperi di quel contesto popolare che andava via via spegnendosi con l'avvento di una nuova epoca denotata dall'Unità d'Italia che, secondo Pitrè, andava ad appiattire un così singolare bagaglio culturale come quello siciliano, formatosi con tanto tempo e sacrificio. Il gioco venne esaltato da Pitrè, per sua precisa scelta volle occuparsi maggiormente dei giochi popolari, raccogliendone ben 316 tra divertimenti, giochi, passatempi e balocchi in quanto componente importante della vita del popolo poichè secondo l'autore erano questi i veri portatori sani di creatività. Egli dette importanza anche all'aspetto ludico nel mondo adulto, descrivendo feste carnevalesche e occasioni durante le quali le persone svelavano il proprio aspetto fanciullesco che nella vita quotidiana erano costrette a mettere da parte. Il libro è un "viaggio nel passato" in quella Sicilia dei Pupi, delle feste religiose, delle botteghe artigiane, con lo sfondo di una situazione socio economica difficile ma meritevole di aver evidenziato seppur nelle difficoltà la tenacia e la creatività di questo popolo.

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