un milione di baci: Dall'archivio di Giuliana Foresi, la corrispondenza del giovane Antonio (1871-1880)

Foresi: quando all’isola d’Elba si pronuncia questo cognome l’immaginario si posa su opere d’arte, libri, scuole pubbliche, minerali e reperti archeologici, ma anche su grandi estensioni di vigne, su ville stupende e su cantine ricolme di ottimi vini. La storia di questa famiglia mi sta appassionando ormai da vari anni: cerco notizie ovunque, mi emoziono per le cose nuove che scopro, sono entrata in contatto con persone meravigliose che ormai fanno parte della mia vita quotidiana. Trovare chi ancora oggi ne custodisca i segreti -passati per vendite, traslochi e bombardamenti- mi riempie il cuore di gioia; poter intervistare chi oggi conserva l’eredità della storia di questa famiglia è per me un onore e una piccola responsabilità: non posso tenere tutto per me!
Giuliana Foresi, è l’ultimo rampollo di un ramo importante di questa famiglia. Oggi sparsi per l’Italia -e per il mondo- esistono ancora discendenti di quel Ranieri di Giuliano Foresi nato a Portoferraio nel 1739, ma Giuliana è l’ultima dei discendenti di Jacopo e di suo figlio Ulisse.
I documenti e gli oggetti in possesso della signora Giuliana sono di vario tipo: dagli atti notori, ai vecchi appunti del nonno e del padre, poi ci sono i quaderni colonici tenuti dal nonno Antonio, e poi ancora vari album fotografici e pitture di pregio, strumenti colonici e infine una raccolta di corrispondenza molto particolare e che qui si vuol prendere in esame: si tratta di un epistolario, compreso nell’arco di tempo che va dal 1871 al 1880, tenuto in gran parte fra Antonio Foresi (1861-1842) e sua madre Marianna Masini nei Foresi (1825-1916); insieme però si trovano alcune lettere del padre Ulisse, del nonno Jacopo, dello zio Alessandro, della marchesa Vittorina Altoviti Avila Toscanelli.
Queste lettere abbracciano una arco di tempo significativo per la famiglia Foresi: la morte del grande nonno Jacopo, il trasferimento dello zio Raffaello a Portoferraio per l’istituzione del suo museo mineralogico e paleoentnologico, la sua morte e le vicissitudini della divisione patrimoniale con le liti che porteranno a una brusca scissione in famiglia e da qui all’adozione da parte di Mario del famoso motto Amici Nemici, Parenti Serpenti, Cugini Assassini, Fratelli Coltelli. Quindi questi scritti, oltre a proporci le sempre attuali ansie di una madre lontana dai figli, ci immergono completamente nella vita e nell’ambiente elbano di questo decennio: i rapporti di amicizia fra la famiglia Foresi e quella della marchesa Vittorina Altoviti, l’importanza delle collezioni mineralogiche dello zio Raffaello, le tribolazioni e le difficoltà dovute ai danni della grandine, il problema delle imposte gravose, l’isolamento e la mancanza di comunicazioni col continente per il maltempo e i disagi che ne derivavano. In più si percepisce il buon carattere di Mario Foresi che farà da guida al piccolo Antonio durante il suo soggiorno fiorentino: legame che riemergerà in una corrispondenza di Ulisse -padre della signora Giuliana- con Mario nel 1923. A volte le raccomandazioni della madre per il figlio lontano sono ripetitive e assillanti, ma oltre a costituire un valido raffronto con le “mamme di oggi” rivelano il sistema culturale ed educativo dell’epoca, la profonda religiosità che condizionava lo svolgersi delle azioni quotidiane, le aspettative di una famiglia in vista. Non svelo che risultato abbiano ottenuto i mille suggerimenti della mamma, ma in una lettera che Mario Foresi scrisse a Sandro Foresi intorno al 1929, parlando proprio di Antonio lo definì “Il Creso dei Magazzini”… basti questo!

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