Storia imprevedibile del mondo. Tutto ha una storia, anche quello che non ti aspetti, e tutte le storie sono collegate (La cultura Vol. 1296)

Lo sapevi che la barba prima di diventare di moda era roba da tipi loschi? Una volta era sfoggiata solo da assassini e pirati, poi ai soldati inglesi della Guerra di Crimea fu permesso di farla crescere per proteggersi dal gelo della penisola russa; tornati in patria, la trasformarono in un simbolo di coraggio e virilità.
Lo sapevi che in passato i guanti potevano esprimere sentimenti opposti? Gli uomini li usavano per schiaffeggiare gli avversari, come insulto o invito al duello, mentre le donne li lasciavano cadere per sedurre gli spasimanti; gli aristocratici ne scambiavano paia ricamate o decorate da gioielli come regali tra nobili, ma potevano anche usarli per avvelenare i rivali come nel Massacro di Parigi di Marlowe.
Lo sapevi che le graffette sono state strumento prima di libertà e poi di oppressione? Durante l’occupazione nazista della Norvegia erano impiegate dai cittadini come simbolo di resistenza, mentre durante la Guerra fredda tenevano insieme i dossier della Stasi nella Germania Est.
Lo sapevi che i buchi in età moderna servivano sia per scoprire sia per occultare? Attraverso buchi nei muri si smascheravano congiure e relazioni proibite; i «buchi per preti», invece, sono stati i nascondigli usati dai cattolici inglesi per salvarsi dalle persecuzioni religiose.
Siamo abituati a considerare il passato come una sequenza lineare, precisa e magari un po’ noiosa di avvenimenti, date e personaggi; ma in realtà la storia è fatta di persone e animali, oggetti e gesti quotidiani legati tra loro in modi del tutto inattesi. Sam Willis e James Daybell intrecciano sapientemente questi fili e svelano la storia nascosta delle cose – le trame che collegano episodi comuni ed eventi memorabili, periodi e luoghi apparentemente molto lontani. Storia imprevedibile del mondo è un viaggio eclettico e affascinante alla scoperta di questo labirinto: perché non si può raggiungere alcuna meta se non ci si sa perdere almeno un po’.

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