Corrispondenze afghane: Storie e persone in una guerra dimenticata (Crisi dimenticate Vol. 1)

In questo libro ci sono le voci e le storie di persone che vivono in mezzo ad un feroce conflitto tra disperazione, sorprendente resilienza e voglia di guardare al futuro. In Afghanistan la guerra non è finita dopo il ritiro del grosso delle truppe occidentali nel 2014, come invece il grande pubblico è spinto a credere dal silenzio dei media e della politica. Nonostante i miliardi spesi e le vite sacrificate dall’Occidente (Italia compresa) per un conflitto più lungo della Seconda guerra mondiale, l’Afghanistan è nel caos: il numero di vittime civili ha raggiunto il suo massimo storico, la produzione di oppio non è mai stata così alta, il corrotto governo “democratico” controlla solo metà del territorio, gli americani sono pronti a riconsegnare il Paese ai talebani; gli afghani sono pronti ad una nuova grande fuga verso l’estero.


“ Per scrivere questo libro sono stato in astanterie sporche di sangue fresco; ho visitato covi nascosti in bella vista; attraversato umili botteghe dove si trattavano affari da milioni di dollari; camminato in uffici prestigiosi popolati da grandi corrotti; scelto i melograni migliori al bazar di un villaggio crocevia della guerriglia; comprato del caldo pane nan da vecchi appollaiati dentro vetrine con la tv accesa; bevuto tè il cui fumo caldo ha sciolto la diffidenza delle persone che me l’avevano versato; viaggiato su pickup delle truppe afghane come un bersaglio mobile; infilato le mani nella stessa ciotola di riso e montone con giornalisti, intellettuali, talebani, tagliagole, trafficanti di pietre preziose e reperti archeologici, infiltrati dei servizi segreti, padri di famiglia, mercenari, guardie private, poliziotti, politici, atleti, medici, infermieri, feriti, rifugiati e aspiranti tali, vedove e orfani di guerra. In una parola con il popolo afghano, che mi ha sempre trattato come uno di loro; di questo privilegio non posso che essere grato al destino. ”

I numeri numeri chiave della guerra dimenticata

Nel 2018 sono stati uccisi 3.804 civili nel corso di combattimenti e attentati, 7.189 i feriti. Nel primo semestre del 2019 le forze governative e i bombardamenti americani hanno ucciso più civili che i talebani e l’ISIS.
Ogni giorno in Afghanistan vengono uccisi almeno 25 tra soldati e poliziotti. La guerra al terrorismo in Iraq, Afghanistan e Pakistan ha fatto 507.000 morti tra il 2001 e il 2018. Nel 2018 caccia, bombardieri e droni americani hanno sganciato 7.362 ordigni, un record storico.
Gli USA hanno speso oltre 100 miliardi di dollari per la ricostruzione in Afghanistan, più che con il Piano Marshall per aiutare l’Europa nel dopoguerra. Nel 2000 in Afghani stan sono stati coltivati circa 82.000 ettari a papavero da oppio, sedici anni dopo, nel 2017, si è passati a 328.000 ettari, nel Paese si raffina sempre più eroina e si producono metanfetamine a basso costo, mentre la tossicodipendenza sta diventando un’emergenza nazionale.Nel secondo tri mestre del 2019 si sono contati 6.445 EIA (Enemy-Ini tiated Attacks ovvero scontri a fuoco, esplosioni di IED, fuoco indiretto e così via), in media circa 70 attacchi della guerriglia al giorno senza considerare le operazioni avviate dalle forze governative e dagli alleati americani.
Dopo il ritiro delle truppe occidentali della colazione ISAF a guida NATO nel 2014, restano in Afghanistan 17.148 soldati stranieri per la missione Resolute Support più almeno 6.000 militari della missione americana antiterrorismo Freedom’s Sentinel. Per l’addestramento delle forze locali, operano circa 1.000 soldati italiani.
Non esistono dati certi sulle milizie al servizio della CIA, spesso accusate di esecuzioni sommarie di civili innocenti durante i raid notturni.
L’Afghanistan è il Paese più pericoloso al mondo dove lavorare come giornalista, nel 2018 sono stati uccisi 15 reporter. Il governo controlla solo il 55% del Paese, i restanti distretti sono sotto controllo talebano oppure “contesi”, con continui combattimenti e rovesciamenti di fronte.

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