L'ARTE IN LINGUA MEDIEVALE

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L'ARTE IN LINGUA MEDIEVALE
Autore
MAURIZIO CHELLI
Pubblicazione
16/12/2019
Categorie
L’arte in lingua medievale è un libro che racconta e analizza la produzione artistica che si sviluppa in Italia e in Europa partendo dalle opere d’arte bizantina che vuole spiritualizzare le immagini annullando la materia, nei mosaici e nella scultura. L’arte longobarda di derivazione barbarica presenta delle similitudini che sono però legate più ad un aspetto tecnico, la scultura su pietra deriva dall’intaglio ligneo nel quale i rilievi erano piatti: e’ un’arte a tratti ingenua, a tratti elegante che sviluppa un gusto decorativo. L’arte Carolingia inizia una ricerca tesa a riportare le immagini scolpite o dipinte nell’alveo del naturalismo, mentre l’arte Ottoniana da un lato cerca di fondere la maniera bizantina col naturalismo dall’altro associa quest’ultimo all’espressionismo consegnando alla storia un capolavoro la porta di Hildesheim, che cerca di superare anche le iconografie tradizionali. La pittura inizia subito quel percorso di volgarizzazione dello stile bizantino con l’introduzione di una visione dinamica e di accenti realistici con due capolavori il ciclo di affreschi nella cripta di Epifanio a S. Vincenzo al Volturno e nella chiesa di S. Maria foris portas a Castelseprio, L’arte romanica prosegue nel ritorno al naturalismo con due grandi protagonisti nella scultura, Wiligelmo e Benedetto Antelami in Italia, ai quali a pieno titolo si affiancano i Maestri Campionesi. In Francia è Gislenertus il grande maestro. Inoltre fiorisce l’aspetto simbolico della scultura con un vasto repertorio di immagini reali e fantastiche, i cui significati sono in gran parte derivati dai Bestiari e che hanno una funzione anagogica e tropologica. Con l’arte gotica nella scultura si assiste al compiuto ritorno al naturalismo con artisti di grande spessore come Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio, Andrea Pisano, mentre nella pittura torna nuovamente a manifestarsi l’influenza dell’arte bizantina, con artisti come Giunta Pisano, Coppo di Marcovaldo, Guido da Siena e Duccio di Buoninsegna con Cimabue questa influenza è superata e definitivamente con Giotto che come scriveva Cennino Cennini “rimutò l’arte del dipingere dal greco in latino”. Simone Martini e i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti, a Siena accolgono le novità che erano state introdotte da Giotto declinandole in modi diversi. Il libro si chiude con un excursus sull’arte dei codici miniati, individuando i diversi stili e le loro caratteristiche.

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