Tre operai

Pubblicato per la prima volta nel 1934, il capolavoro d'esordio di Carlo Bernari è considerato l'opera che fonda il neorealismo. Il roracconta le incerte schermaglie sentimentali di Teodoro, Marco e Anna, lavoranti in una lavanderia - un amore tragico sullo sfondo delle lotte degli operai del sud Italia - attraverso una storia in cui la drammatica situazione del meridione e del proletariato nel Ventennio partorisce un popolo che non riesce ad acquisire nessuna autentica coscienza di classe bensì una generazione di sconfitti, con l'aspirazione a entrare nel mondo piccolo-borghese. Carlo Bernari è nato a Napoli nel 1909 da una famiglia di ori- gine francese (il cognome è l’italianizzazione di Bernard) ed è mor- to a Roma nel 1992.
Dimostra fin da piccolo una forte personalità: a tredici anni viene espulso dall’istituto tecnico che frequenta con l’accusa di aver istigato i suoi compagni alla ribellione contro un insegnante. La sua formazione continua privatamente: Bernari si paga le lezio- ni con il salario che ottiene dal lavoro presso una sartoria. Viene a contatto con l’ambiente culturale napoletano – conosce, tra gli al- tri, Benedetto Croce – ma a causa di contrasti con la famiglia, si trasferisce a Roma, dove inizia la sua attività di redattore e dove col pittore Paolo Ricci e il filosofo Guglielmo Peirce fonda il mo- vimento d’avanguardia UDA, Unione Distruttivisti Attivisti, il cui manifesto lanciato a Napoli nel 1929 segna una prima reazione contro l’influenza sugli intellettuali del clima “fascio-futurista”. Durante un soggiorno parigino, conosce i maggiori scrittori del- l’avanguardia francese – Bréton, Aragon, Éluard. Nel 1934 pub- blica con il cognome Bernard il romanzo Tre operai, accolto con calore da pubblico e critica e tuttavia malvisto dall’ambiente fasci- sta. Per questo motivo Bernari tenta di espatriare, ma gli viene ne- gato il rilascio del passaporto e per un po’ di tempo è costretto a scrivere articoli sotto pseudonimo da varie parti d’Italia. Tornato a Roma nel 1936, viene assunto dalla Libreria Antiquaria Hoepli, che sarà per lui teatro di importanti incontri, tra cui quello con Al- berto Mondadori, con il quale inizierà un sodalizio letterario e un’amicizia che dureranno a fasi alterne per tutta la vita. Monda-
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dori infatti lo invita a collaborare alla rivista «Tempo» e Bernari si trasferisce a Milano: diventerà condirettore della rivista, assieme allo stesso Mondadori e a Zavattini. Nel 1938 su consiglio di Cor- rado Alvaro decide di cambiare il suo cognome, da Bernard a Ber- nari. Zavattini, suo editore e mentore per il romanzo d’esordio Tre operai nella collana “I Giovani” della Rizzoli, lo rimprovera soste- nendo in una lettera che «Bernard è un nome bellissimo!». Negli anni della guerra, è corrispondente da diversi fronti, ma è poi co- stretto a licenziarsi dalla rivista «Oggi» per evitare problemi al- l’editore Mondadori in quanto sospettato di antifascismo. Nel 1942 viene assunto al «Mattino» di Napoli e l’anno successivo dà avvio a Roma al progetto editoriale della Nuova Biblioteca editrice, che prevede la pubblicazione di studi marxisti. Nel 1945 fonda a Milano con Vasco Pratolini la rivista «La settimana». Nel dopo- guerra è a Milano, dove la sua collaborazione a giornali e la sua at- tività di scrittore continuano senza sosta. Nel 1949 Mondadori pubblica Speranzella, che vincerà il Premio Viareggio l’anno suc- cessivo. Nel 1951, a causa di contrasti con la Mondadori, torna a Roma e inizia a lavorare come sceneggiatore, oltre a continuare la sua attività di scrittore (i suoi libri sono pubblicati ora dall’editore Vallecchi) e di giornalista (per «Paese Sera» e poi come inviato spe- ciale in Cina per «L’Europeo»). Nel 1964 torna a collaborare con la Mondadori, che nel 1965 ripubblica Tre operai con una nota del- l’autore e una prefazione di Zavattini. Da questo momento l’attivi- tà di scrittore, giornalista e sceneggiatore prosegue incessantemen- te fino alla sua morte, avvenuta nel 1992

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