Definire la videoarte significa distinguerla innanzitutto dalla produzione cinematografica che predilige la narrazione e il testo rispetto alle scelte stilistico-formali autoreferenziali e autosufficienti del video. La videoarte è una zona di sperimentazione, realizzata da artisti visivi, che utilizza come specifica materia espressiva il dispositivo elettronico per la produzione di immagini e suoni. Un approccio reso possibile solo grazie all’opera di destrutturazione linguistica che le avanguardie hanno svolto e continuano a svolgere. Un’apertura nei confronti di tecniche e statuti disciplinari che ha reso possibile superare lo scontro di oggettività con la fotografia e lo snodo del rapporto tra autenticità, originalità, genialità e riproducibilità a partire dalla problematica contaminazione (e pericolosa sovrapposizione) tra tecnica e creatività. Il cinema di fatto ha immaginato il paesaggio mediatico, le reti intermediali e un rapporto sinestetico con le immagini in movimento e rimane sfondo programmatico su cui agiscono le sperimentazioni delle prime avanguardie in cui già si riconoscono i tratti che diventeranno propri della sperimentazione elettronica. Da questa libertà sperimentale muovono i passi coloro che useranno il video come alter-ego dell’occhio, dello spettatore, della cornice o del punto di vista; per smontare la visione illusionistica, estatica o meravigliosa a favore di un’oggettività minimalista e dissacratoria del discorso artistico.
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