Eneide: Versione in prosa

Sono chiari gli scopi per i quali Virgilio scrisse i versi dell’Eneide, qui riproposta in una nuova versione in prosa. Si trattava di ingraziarsi Augusto, padrone incontestabile del mondo, celebrare la “pax” romana apportatrice di giustizia e di civiltà, attribuire ai mitici fondatori della città caput mundi una nobilissima origine ultraterrena. Enea, il protagonista assoluto dell’opera, ha però connotati alquanto diversi dagli altri eroi dell’epopea antica. Caratterizza il figlio di Anchise e della dea Venere una profonda pietas per gli dei, ma anche un’intensa compassione per gli uomini suoi simili, sempre soggetti alla sofferenza delle malattie, della fame, dei continui conflitti. Il fortissimo Enea aborrisce la violenza della guerra e detesta gli inutili spargimenti di sangue; al contrario ricerca sempre il dialogo, mirando alla pace, alla condivisione con i suoi avversari. L’Eneide si distingue anche per i suoi straordinari personaggi femminili, spesso recalcitranti al volere dei loro maschi-padroni. La volitiva Giunone, consorte-sorella di Giove, la sensuale Afrodite; la sfortunata regina Didone, la terribile vergine-guerriera Camilla, e ancora: Creusa, Lavinia, Giuturna, Amata e altre; tutte parimenti contraddistinte da una vivacità e verosimiglianza psicologica decisamente inconsueta per i canoni della letteratura antica (e non solo!), dove spesso i caratteri delle donne risultano opachi, stereotipati, irrisolti. Divisa in 12 libri, l’opera ripercorre tutte le peripezie di Enea, l’eroe troiano costretto a lasciare la sua città ancora in preda alle fiamme; il suo destino, segnato anzitempo dal Fato, è quello di stabilirsi nella terra laziale, presso le sponde del Tevere, dove i suoi eredi fonderanno Roma. Ricca di avvenimenti e di colpi di scena come nella migliore tradizione omerica, l’Eneide esprime il Virgilio migliore: al delicato poeta delle Bucoliche, col suo viscerale amore per la natura, si unisce qui il geniale, meraviglioso inventore di intrecci che spaziano dal genere tragico a quello d’avventura, sempre coinvolgendo ed emozionando il lettore. Narrano le cronache che il Poeta avesse proibito ai suoi amici di pubblicare il suo capolavoro, impossibilitato com’era ad apportargli gli ultimi ritocchi, causa la malattia che lo avrebbe portato precocemente alla tomba. Non si tratta della prima volta in cui la volontà di un autore viene, per fortuna, disattesa. In questo caso ciò è servito a salvare l’opera poetica forse più bella e avvincente dell’intera letteratura occidentale.

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