Dalle Novelle di Canterbury
- Autore
- Geoffrey Chaucer
- Editore
- DITTA NICOLA ZANICHELLI
- Pubblicazione
- 21/01/2015
- Categorie
Le cinque novelle che presento al lettore in questa prima veste italiana sono un semplice saggio di una traduzione di tutte le Novelle di Canterbury, che avrei in animo di fare, se la modesta opera mia non venisse giudicata del tutto inutile. Uno studio compiuto e minuzioso intorno alla vita e alle opere del Chaucer sarebbe qui fuori di luogo, perchè destinato ad illustrare troppo piccola parte della maggiore e più importante opera del poeta. Per questa volta, quindi, mi limiterò a dare qualche notizia delle Canterbury Tales in generale, fermandomi più particolarmente su ciascuna delle novelle tradotte in questo primo saggio.
Il Chaucer non compose e scrisse la geniale opera, alla quale maggiormente deve la sua fama di poeta grande ed arguto, tutta di seguito e di un sol getto, ma ne raccolse ed elaborò il vasto e vario materiale in molte riprese, e a lunghi intervalli di tempo. E da questo forse ebbe origine la mancanza, quasi assoluta, di una rigorosa e chiara unità nella economia generale di tutta l’opera, tanto che l’ordine stesso col quale si seguono le novelle è incerto, e varia secondo i codici. Quindi non si può con precisione determinare quando le Novelle di Canterbury siano comparse, per la prima volta, come un lavoro organico e artisticamente compiuto. Quello che è certo, è che l’opera non potè essere finita di compilare prima del 1386, giacchè in alcune novelle si allude a fatti che a quest’anno si riferiscono. E questa è appunto la ragione, per cui come data approssimativa della composizione delle Canterbury Tales è accettato comunemente l’anno 1386. Alla questione se il Chaucer avesse conoscenza del Decamerone, e da questo avesse preso il disegno generale delle sue novelle, accenneremo più avanti parlando della storia di Griselda: per ora diremo solamente che l’idea di riunire insieme, in forma di racconti fatti da varie persone, storie più o meno avventurose, il Chaucer potrebbe averla presa dal romanzo dei Sette Savi, così popolare nel medio evo, o anche più verisimilmente, come fu osservato, dalla Vision concerning Piers Plowman, attribuita a William Langland, dove si racconta di «pellegrini e palmieri» che si recavano a San Giacomo di Compostella, e a visitare altri santi a Roma «raccontando molte savie novelle.»
Thomas à Becket, caduto ai piedi dell’altare sotto il pugnale dei sicari di Enrico II, che lo fece assassinare perchè aveva osato di opporsi alla dinastia normanna per la libertà del popolo sassone, fu canonizzato, ed il suo corpo venne sepolto e religiosamente conservato nella cattedrale di Canterbury. Quivi i suoi concittadini venivano dalle regioni più lontane dell’Inghilterra in pellegrinaggio, non solo per ottenere qualche grazia dal santo miracoloso, ma spinti da un religioso sentimento di gratitudine verso il primo inglese, che dall’epoca della conquista era stato un terribile nemico dei tiranni stranieri.
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