Sangue e coca

Da diversi anni, non passa giorno che il Messico non sia teatro di violenze legate ai cartelli della droga. Una volta limitata alle città di confine con gli Stati Uniti, la criminalità legata al narcotraffico si è progressivamente estesa a tutto il Paese, al punto che sparatorie, omicidi e regolamenti di conti rappresentano la normalità per la vita di milioni di persone a Ciudad Juarez, Acapulco, Monterrey e Guadalajara. In sei anni, la “guerra alla droga” ha ucciso più di 60.000 persone, rendendo il Messico più letale di zone di guerra come l’Iraq e l’Afghanistan.
Come siamo giunti a questo punto? Dall’arrivo dell’oppio con i primi immigrati cinesi durante la seconda metà del XIX secolo fino alla transizione democratica simboleggiata dall’elezione di Vicente Fox nel 2000, questo libro ripercorre la storia del traffico di droga in Messico
e analizza alla radice le cause della crescita dei cartelli della droga, sottolineando in particolare la responsabilità degli Stati Uniti. L’autore poi mostra come la strategia di militarizzazione attuata dal governo messicano dal 2005 in poi è stata contro-produttiva e in gran parte ha contribuito al deterioramento del contesto di sicurezza locale. Scritto in uno stile chiaro e accessibile, questo libro è essenziale per comprendere la minaccia principale per un Paese descritto come una delle grandi potenze economiche di domani.

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