Speravamo nei miracoli: Il dopoguerra in un rione di Roma (Gli specchi)

Il microcosmo di un quartiere di Roma per spiegare il macrocosmo del nostro paese nel corso di un periodo per noi cruciale, la modernizzazione. Qui si raccontano storie che si sono svolte circa cinquanta anni fa nel cuore di Roma, nei rioni Ponte e Parione, tra piazza Navona e Castel Sant’Angelo. Storie vere che hanno per protagonisti artigiani e “stracciaroli”, preti e assistenti sociali, osti e maestri di scuola, nobili e malavitosi. E soprattutto una famiglia povera come tante: un padre imbianchino, una madre sballottata dagli eventi, una bambina che sogna svezzando i fratellini, la realtà che incombe. Soprattutto attraverso gli occhi dei fanciulli rivive un paesaggio che nel 1954 era fatto di edifici cadenti, muri scrostati, vicoli umidi e maleodoranti. Un mondo misero dove l’unico riferimento erano le parrocchie. La speranza era fede religiosa, l’assistenza era opera di carità. Ma attraverso gli stessi occhi vediamo cambiare molte cose nel giro di pochi anni: arrivano la tv, la plastica, l’automobile per (quasi) tutti. A via dei Coronari e dintorni il boom economico prende la forma dell’antiquariato. Spuntano decine di negozi di mobili antichi, e altrettante botteghe di restauratori. Si arriva così al 1965: siamo ormai nella società dei consumi. Le chiese cominciano a svuotarsi, i vecchi abitanti emigrano nei quartieri moderni, quelli con l’acqua calda nelle case. Tutto questo è raccontato miscelando storie orali, ricerche sui giornali, documenti originali, frammenti di antiche emozioni. Ne è venuto fuori qualcosa che non è romanzo né saggio né semplice cronaca. È, semplicemente, l’eco della vita di un popolo che non c’è più.

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