Il dentista di Auschwitz

La storia di Berek Jakubowicz (ora Benjamin Jacobs), uno studente ebreo di odontoiatria che nel 1941 fu deportato dal suo villaggio polacco e trascorse cinque anni nei campi di sterminio nazisti, tra cui Buchenwald, Dora-Mittelbau, e per quasi due anni Auschwitz. Ad Auschwitz, dove entrò in contatto con il famigerato Josef Mengele e assistette alla morte di suo padre, Jakubowicz riuscì a sopravvivere grazie alle sue seppur limitate capacità professionali. Gli fu consentito di esercitare una pratica dentistica primitiva sui detenuti e sugli ufficiali delle SS, così come fu obbligato ad estrarre i denti d’oro dai cadaveri dopo la gasazione. Nel maggio del 1945, con altri 15.000 detenuti, il protagonista partecipò alla marcia della morte verso la Baia di Lubecca, e fu coinvolto nel bombardamento del transatlantico ‘‘Cap Arcona’’ da parte della RAF, nel quale perirono circa 8.000 ebrei. Accolto con favore unanime dalla critica negli Stati Uniti alla sua comparsa, “Il dentista di Auschwitz” parla delle origini del male da una prospettiva unica.



Organi atrofizzati giacevano accatastati sul pavimento. Mi feci forza per affrontare il corpo di un uomo di mezza età. I suoi occhi socchiusi mi fissavano, come ad accusarmi del delitto che stavo per compiere. Come cercai di divaricare la sua bocca, sentii la sua gelida pelle. Quando finalmente forzai per aprire, le mascelle si ruppero, e questo mi spaventò. Ogni successivo movimento dentro quella bocca aperta produsse un suono stridente. Immaginai che fosse il suo modo di dire ‘‘no!’’. Mi sentivo come se la morte insorgesse fino a fermarmi. Ogni pezzo d’oro che estrassi mi fece pensare a come loro, i morti, dovessero rimanere scioccati. A volte dovetti fingere, parlare con me stesso, che quello che stavo facendo era normale. Gli strumenti che usavo per quel triste compito li tenevo in una scatola rossa. Perché avessi dipinto la scatola in quel modo, non saprei dirlo. La maggior parte dei detenuti che mi vedevano camminare verso l’obitorio con quella cassetta, sapevano cosa andavo a fare, e non lo ritenevano insolito. Mio padre e mio fratello, anche loro sapevano. Ora avevo abbastanza oro per i ponti degli uomini delle SS e per le capsule.



In modo semplice e schietto, Jacobs

rivela la brutalità implacabile e senza senso

dell’esistenza in un campo di concentramento,

e, infine, il miracolo della sopravvivenza.

BOOKLIST



Jacobs trasmette con ancora più forza l’orrore quotidiano

della vita del lager:

il freddo pungente,

la fame costante, l’odore di carne umana bruciata.

Peggio ancora, osserva l’autore,

Auschwitz era diventato un modo perverso di vivere

mentre cercava di sopravvivere.

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Mangialibri

Il dentista di AuschwitzMangialibri

5 maggio 1941. Tre vecchi camion attraversano una strada sterrata polacca con a bordo centosettanta ebrei di Dobra, un piccolo villaggio nella regione del Wathegau. Il Consiglio ebraico – per decreto di Herr Schweikert, il governatore nazista della regione – ha consegnato tutti gli uomini ebrei di età compresa tra i sedici e i sessant’anni, con l’eccezione di un maschio per Leggi tutta la recensione

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