Papa Francesco, uno straniero in Vaticano

Introduzione di Umberto Curi

Perché un altro libro su papa Francesco? Perché l’attenzione del mondo è quotidianamente centrata su ciò che fa e dice?

Perché è così amato da credenti, atei e agnostici?

Il libro, nel ripercorrerne le tappe del pontificato dall’elezione fino all’inizio del Giubileo, sottolinea la singolarità e

la rivoluzionarietà della sua posizione antisistema, sovvertitrice dell’ordine, immobile e custode della forma, tipico del

protocollo vaticano. Bergoglio appare estraneo alle tradizionali logiche politiche, alla ragion di Stato anche se è, in

realtà, soltanto più sottile nell’interpretare la fine di una prassi stantia, ormai superata da una realtà che si deve

confrontare con la complessità della contemporaneità. Egli non si pone come “il principe, luminoso nella gloria del trono, ma

come il pastore che si sporca per il suo gregge; il dotto che vuole guidare, in una missione sociale, etica e spirituale,

l’umanità; lo psicanalista che intende riportare alla coscienza ciò che è stato rimosso da un clero lassista e mondano”. Ha

il coraggio della franchezza, la spietatezza dell’onestà, l’inquietudine della consapevolezza: sa bene che in ognuno di noi

c’è Hitler, ma anche Kolbe; Stalin ma anche Trockij; Hide ma anche Jekyll. Papa Francesco è il testimone del terzo millennio:

coerente nella fede in Dio ma, soprattutto, tenace nell’accogliere e dare voce all’umanità sofferente, spesso dimenticata e

invisibile.

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