Il prezzo della fedeltà: Storia di Giuseppe Giangrande

Chi sceglie di essere carabiniere impara a vivere sulla scia di un motivo dominante. La sua adesione all'Arma è sancita dalle parole: «Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana» pronunciate sulle note della Fedelissima, la marcia d'ordinanza, e il suo motto da allora in poi sarà: «Nei secoli fedele».

La fedeltà costa sacrificio, impegno, trasferimenti, rinunce. Costa un continuo rischio. A volte il pericolo si tramuta in un proiettile che ti toglie dal mondo, oppure ti lede il midollo costringendoti in un letto, privo della libertà di vivere come gli altri.

È successo a Giuseppe Giangrande il 28 aprile 2013 davanti a Palazzo Chigi, la mattina in cui giurava il nuovo governo.

All'attentato di cui è rimasto vittima sono seguiti un anno e mezzo di riabilitazione in un centro di eccellenza, altri diciotto mesi a casa con un percorso di fisioterapia che gli ha restituito solo una lieve sensibilità degli arti superiori. Ma Giangrande combatte, arrendersi è un verbo assente dal suo vocabolario.

Lo sorregge un'altra fedeltà, quella di sua figlia Martina, un carabiniere senza divisa che ha giurato di assisterlo rinunciando a un lavoro ottenuto dopo anni di precariato. Ora vive per lui, è diventata il perno di quel che resta di una famiglia felice. «Anche per lei la fedeltà ha un prezzo alto» scrive il Comandante generale dell'Arma nella Prefazione.

Questo libro è un omaggio a Giuseppe e Martina, ma anche al carabiniere scelto Francesco Negri che il 28 aprile, ferito alle gambe, ha impugnato la pistola per difendersi e subito dopo l'ha posata, perché la piazza era affollata e non voleva colpire persone innocenti. Un altro modo per essere fedeli.

Possiamo chiamarli vittime, possiamo chiamarli eroi. La cosa importante è non dimenticarli.

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