...mi pare si chiamasse Mancini...
- Autore
- Pietro Mancini
- Editore
- Luigi Pellegrini Editore
- Pubblicazione
- 21/11/2016
- Categorie
Chi meglio di un figlio può raccontare la storia di suo padre? Soprattutto se il figlio ha vissuto accanto al padre le sue tante battaglie politiche, le vittorie, i trionfi, le giornate amare, gli attacchi, le aggressioni, oltre ai lutti e alle gioie familiari. Al professor Sabin, che con il suo vaccino antipolio salvò milioni di bambini, sembrò, come disse in un’intervista, che il ministro della Sanità dell’epoca, non narratore ma concreto -“Giacomo non fu tra i socialisti scrittori”, sottolinea Giuliano Amato-si chiamasse Giacomo Mancini(1916-2002) : governante efficiente, leader storico del socialismo italiano, politico “con la schiena dritta”, primo cittadino innovatore e moderno.
Il libro, introdotto da una brillante e godibile prefazione di Paolo Guzzanti-tra i giornalisti più noti e nei primi anni 70 protagonista de “Il Giornale di Calabria”, il primo quotidiano stampato nella regione- non è un monumento all’uomo infallibile, che ha commesso anche errori.
Ma è una carrellata di fatti, non pochi inediti, di tanti scontri politici, di vicende drammatiche, come la “strategia della tensione”, la rivolta di Reggio Calabria, la brutale sostituzione con De Martino al vertice del PSI, il processo kafkiano a Mancini. Da giornalista attento e ironico, Pietro Mancini consegna ai lettori e agli storici la vita, lunga e non facile ma vissuta con passione, fino alla morte, che lo sottrasse al suo ufficio-per Mancini il più gratificante, secondo l’amico Francesco Cossiga-di amatissimo e rimpianto Sindaco di Cosenza.
Secondo l’autore, Giacomo Mancini “ha dato alla politica e al Sud più di quanto abbia ricevuto”. Pietro Mancini concentra la sua analisi anche sui personaggi-big e comparse- della Calabria, della politica, del Sud, del giornalismo del dopo-Giacomo. Giudizi taglienti, con una narrazione tutt’altro che pesante, dalle quale emerge il rimpianto non solo per il padre, affettuoso pur se timido, come il figlio e il nonno, Pietro Mancini senior.
Il libro, introdotto da una brillante e godibile prefazione di Paolo Guzzanti-tra i giornalisti più noti e nei primi anni 70 protagonista de “Il Giornale di Calabria”, il primo quotidiano stampato nella regione- non è un monumento all’uomo infallibile, che ha commesso anche errori.
Ma è una carrellata di fatti, non pochi inediti, di tanti scontri politici, di vicende drammatiche, come la “strategia della tensione”, la rivolta di Reggio Calabria, la brutale sostituzione con De Martino al vertice del PSI, il processo kafkiano a Mancini. Da giornalista attento e ironico, Pietro Mancini consegna ai lettori e agli storici la vita, lunga e non facile ma vissuta con passione, fino alla morte, che lo sottrasse al suo ufficio-per Mancini il più gratificante, secondo l’amico Francesco Cossiga-di amatissimo e rimpianto Sindaco di Cosenza.
Secondo l’autore, Giacomo Mancini “ha dato alla politica e al Sud più di quanto abbia ricevuto”. Pietro Mancini concentra la sua analisi anche sui personaggi-big e comparse- della Calabria, della politica, del Sud, del giornalismo del dopo-Giacomo. Giudizi taglienti, con una narrazione tutt’altro che pesante, dalle quale emerge il rimpianto non solo per il padre, affettuoso pur se timido, come il figlio e il nonno, Pietro Mancini senior.
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