La vanità della cavalleria: e altre storie di guerra

Compra su Amazon

La vanità della cavalleria: e altre storie di guerra
Autore
Stefano Malatesta
Editore
Neri Pozza
Pubblicazione
03/07/2017
Categorie
La vanità è sempre stata una prerogativa della cavalleria e degli uomini in divisa. Nel 1525 Francesco I di Valois, alla testa della cavalleria francese durante la battaglia di Pavia, disarcionato rischiò di vedersi tagliare le mani dai lanzichenecchi e dagli uomini dei tercios spagnoli desiderosi di arraffare i suoi anelli.
Trine, merletti e sete erano merce comune tra gli uomini della cavalerie settecentesca. Durante la guerra dei sette anni, i francesi guidati dal principe di Soubise abbandonarono in fretta la cittadina di Gotha, lasciandosi dietro i propri bagagli, prontamente sequestrati dagli ussari di Hans Joachim von Zieten. Grande fu la sorpresa quando, una volta aperti i bauli, i soldati si trovarono davanti un guardaroba di lusso portato direttamente da Versailles: biancheria intima, mutandoni di seta dall’uso, per loro, così sconosciuto che mimarono una sfilata di moda infilandoseli sopra la testa.
Friedrich Wilhelm von Seydlitz, una delle glorie della cavalleria prussiana, amava portare sul tricorno una spilla con diamanti e smeraldi cabochon.
Qualche tempo dopo, quando Lord Brummel impose la “squisita originalità” del suo abbigliamento, fatto di giacche scure e pantaloni chiari, all’intero consesso di civili inglesi e poi europei, i colori divennero esclusivo privilegio dei militari. Durante feste e cerimonie i membri del governo e gli ufficiali civili sembravano becchini in trasferta, mentre i militari pavoni imbellettati.
Nei secoli successivi la vanità dilagò tra le forze armate. Gli ufficiali austriaci vestiti sempre di bianco sono una delle immagini glamour che l’Ottocento ci ha lasciato. E il secolo che ci è alle spalle non è stato certo da meno. I Savoia che abbracciavano la carriera militare, come il duca d’Aosta, erano soliti portare cappelli fuori ordinanza: il più riuscito era di certo quello che amava indossare l’erede al trono Umberto II Savoia, chiamato «il pentolino», che andava perfettamente d’accordo con le immacolate ed elegantissime mollettiere portate coi calzoni da cavallo stretti al ginocchio.
Gregor von Rezzori confessò che da giovanotto nullafacente fu tentato di militare nelle SS per ragioni puramente estetiche. Le SS avevano una divisa elegantissima con gli stivali più belli che si potessero immaginare, morbidi, lucidi e che davano un tocco particolare a tutto l’abito. Poi, fortunatamente, ci ripensò.
Attraverso il brillante racconto della vanità della cavalleria e delle più celebri battaglie combattute a cavallo, dalla carica demenziale di Lord Cardigan a Balaklava, dove la Light Brigade venne sbaragliata dai cannoni russi, alla strage di Caporetto, Stefano Malatesta scrive un libro sulla guerra che non ha affatto il sentore di caserma e di burocrazia, ma appassiona come e più di un romanzo d’avventura.

«Malatesta possiede una sobrietà e una scrupolosa precisione del linguaggio che è raro incontrare oggi».
la Repubblica

«Malatesta sa raccontare con fascinazione sempre divertita e maliziosa».
Panorama

Segnala o richiedi rimozione

Condividi questo libro

Recensioni e articoli

Aggiungi una recensione

Aggiungi un articolo

Non ci sono ancora recensioni o articoli

Altri libri di Stefano Malatesta

Il cammello battriano: In viaggio lungo la Via della Seta

Il cammello battriano: In viaggio lungo la Via della Seta di Stefano Malatesta Neri Pozza

Nella libreria del British Museum, di fronte alla Bibbia di Gutenberg, c’è un casottino di vetro che custodisce un rotolo buddhista, il Diamond Sutra, stampato nell’866 dopo Cristo. Sei secoli prima di Gutenberg. È stato trovato – i cinesi dicono rubato – all’inizio del secolo in un’oasi sperduta della Cina occidentale, ai confini con il Taklamakan, uno spaventoso deserto il cui nome significa...

La pescatrice del Platani: e altri imprevisti siciliani

La pescatrice del Platani: e altri imprevisti siciliani di Stefano Malatesta Neri Pozza

I libri di Malatesta sono di splendida lettura e di difficile definizione. Quando si mette in viaggio, possibil-mente a piedi, non si sa mai dove vada a parare. Molti racconti iniziano come recit de voyage e finiscono imprevedibilmente da qualche altra parte, in critica letteraria, in ricostruzione storica, in narrazioni di batta-glie, in gastronomia, seguendo una sorta di filosofia del ...

Il Grande Mare di Sabbia: Storie del deserto

Il Grande Mare di Sabbia: Storie del deserto di Stefano Malatesta Neri Pozza

Chi non è mai stato nel deserto è convinto, dai libri che ha letto, che sia un luogo straordinario ma monotono. «Un maledetto uadi dietro l’altro», come rispose un viaggiatore inglese a chi gli chiedeva se la traversata era andata bene. In realtà, sono quasi sempre i libri, non i deserti, a essere monotoni. Perché non basta descrivere i bagliori violetto e arancio dei tramonti, le calde dune ...

Il napoletano che domò gli afghani

Il napoletano che domò gli afghani di Stefano Malatesta Neri Pozza

Nel primo Ottocento, Peshawar era circondata da magnifiche, verdi campagne e abitata dai più riottosi, im-prevedibili, anarchici, pericolosi individui, pronti a tagliare la gola per mezza rupia. Polverosa e caotica all’interno, la città era, esattamente come oggi, assolutamente ingovernabile. Un giorno, il geniale Ranjit Singh, il fondatore dell’impero sikh, pensò bene di nominare governatore ...

L'uomo dalla voce tonante: Storie dell'America del Sud

L'uomo dalla voce tonante: Storie dell'America del Sud di Stefano Malatesta Neri Pozza

Uno scrittore cileno dell’Ottocento ha detto una volta che gli europei in visita nell’America del Sud parlano sempre di vulcani, selve amazzoniche, tempeste di Capo Horn, poiché non possono fare a meno di celebrarne la natura selvaggia. Anche Malatesta parla della natura del continente australe, ma i veri protagonisti di questo libro sono gli indios della Terra del Fuoco considerati da Darwin l...