Il mio viaggio tra i vinti

Compra su Amazon

Il mio viaggio tra i vinti
Autore
Giampaolo Pansa
Editore
Rizzoli
Pubblicazione
07/09/2017
Categorie
Gli storici patentati sostengono che i vinti della guerra civile italiana sono soltanto neri, i fascisti della Repubblica sociale. Invece il punto di vista che ho maturato negli anni è del tutto nuovo. Come spiego in questo viaggio, compiuto insieme a Adele Grisendi, tra gli sconfitti dobbiamo collocare anche i bianchi e soprattutto i rossi. Hanno perso la vita ribelli delle formazioni non soggette all'egemonia del Pci, uccisi da sicari che credevano compagni di lotta e non carnefici. Lo stesso è accaduto ad antifascisti cattolici e a socialisti che rifiutavano di sottomettersi ai comunisti. E non accettavano che la Resistenza diventasse l'alibi per imporre una dittatura rossa al posto di quella nera. Due volte vinti sono i partigiani delle Garibaldi riparati in paesi dell'Est, per sfuggire alla giustizia italiana del dopoguerra. Molti di loro finirono rinchiusi in gulag disumani come Goli Otok, l'Isola Calva, dove il maresciallo Tito torturava i suoi ex compagni colpevoli di essere rimasti fedeli a Stalin. E infine ci sono le vinte. Madri, figlie, sorelle, mogli colpevoli di avere un famigliare fedele a Mussolini e alla sua Repubblica. Accusate a torto di essere spie dei tedeschi e umiliate, stuprate, uccise. Quando è tornata la pace, ero vicino ai dieci anni e avevo vissuto anch'io l'aggressione quotidiana di un conflitto interminabile. Ho provato il tormento dei bombardamenti degli angloamericani. Ho passato più di una notte nei rifugi anti- aerei, inchiodato come tutti al terrore che il bombardiere solitario, Pippo l'Aviatore, sganciasse i suoi ordigni sulle nostre teste. Ho scoperto la cattura degli ebrei destinati alle camere a gas naziste, attuata da poliziotti della città che tutti conoscevano, coperti dall'indifferenza dei cristiani. In queste pagine c'è anche il Pansa bambino che stava attraversando l'infanzia per approdare alla magica età dell'adolescenza. Di quel tempo mi rimangono immagini impossibili da scordare. Le signore scrutate con desiderio nella modisteria di mia madre. Le confidenze sottovoce tra loro. Gli accenni pudichi agli amori rubati e da tenere segreti. Storie che possono sembrare inventate, in realtà tutte vere. I lettori mi perdoneranno, ma questi sono momenti incancellabili perché rappresentano la mia educazione sentimentale. G.P.

Segnala o richiedi rimozione

Condividi questo libro

Recensioni e articoli

Aggiungi una recensione

Aggiungi un articolo

Non ci sono ancora recensioni o articoli

Altri libri di Giampaolo Pansa

Uccidete il comandante bianco

Uccidete il comandante bianco di Giampaolo Pansa Rizzoli

La storia che leggerete è anche un racconto della giovinezza vissuta dalla generazione che si trovò immersa nel mattatoio della seconda guerra mondiale. Il comandante bianco era uno di loro: Aldo Gastaldi, classe 1921, nome di battaglia Bisagno. Per ricostruire le sue vicende, e quelle dei commissari politici comunisti che lo avversavano, ho usato fonti molto diverse, a cominciare dalle memorie...

L'Italia non c'è più

L'Italia non c'è più di Giampaolo Pansa Rizzoli

Dal febbraio 1943, quando il Duce sfilò a Casale Monferrato, fino alla stagione di Mani pulite: testimone diretto di diverse Repubbliche ed epoche storiche fondamentali per l'Italia, Giampaolo Pansa tira le somme di un passato guardato con nostalgia per tracciare la direzione preoccupante che sta imboccando, o ha già imboccato, il nostro Paese. Il secondo Novecento raccontato da un cronista che...

Il rompiscatole (VINTAGE): L'Italia raccontata da un ragazzo del '35

Il rompiscatole (VINTAGE): L'Italia raccontata da un ragazzo del '35 di Giampaolo Pansa Rizzoli

“Tutto ciò che resterà della mia vita è quello che ho scritto.” Qualcuno l’ha detto pensando a se stesso, però sono parole che si adattano anche a me. Ho sempre voluto scrivere. Alla fine della scuola media, andavo per i tredici anni, mio padre Ernesto mi regalò una macchina Underwood di seconda mano, dicendo: “Vedi un po’ se la sai usare”. Mia madre Giovanna mi mandò a una scuola di ...

Borghese mi ha detto

Borghese mi ha detto di Giampaolo Pansa

Articoli visualizzati di recente e suggerimenti in primo piano › Visualizza o modifica la cronologia di navigazione Dopo aver visualizzato le pagine di dettaglio del prodotto, guarda qui per trovare un modo facile per tornare alle pagine che ti interessano.

Piombo e sangue: Da piazza Fontana a Marco Biagi: violenza e terrorismo nelle cronache di un grande giornalista

Piombo e sangue: Da piazza Fontana a Marco Biagi: violenza e terrorismo nelle cronache di un grande giornalista di Giampaolo Pansa

«Ho trascorso gran parte della mia giovinezza e della mia maturità occupandomi, e scrivendo, del terrorismo italiano. Qualche lettore penserà che sono stato uno sciocco o che non ho saputo impiegare meglio il mio tempo. Ma per un giornalista come me, attivo negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, era quasi fatale che andasse così.» Pansa c'era. C'era...