Due fasci di luce fluttuanti nell'acqua più pura
- Autore
- Hebert la tassa
- Pubblicazione
- 04/12/2017
- Categorie
Peter e Zarina si incontrano nel mondo virtuale dove fuggono per ritagliarsi un tempo quasi rubato alle loro frenetiche attività ed al connaturato senso di responsabilità. Scoprono di condividere l'amore per la montagna, di cui apprezzano purezza, colori e profumi, e quello per il bridge, usato come terapia per rallentare i ritmi di vita.
I due protagonisti si confrontano nelle emozioni più intime anche attraverso la ricostruzione di episodi di vita vissuta che sembravano dimenticati; nasce così la stravagante idea di conoscersi meglio fuori dal tempo e dalla realtà quotidiana. Peter, scienziato fantasioso, organizza allora un viaggio immaginato alla scoperta di posti sconosciuti ad entrambi, un itinerario tra favola, mistero e leggenda, vissuto sulle ali dell’emozione ed in apparente libertà.
Ma ogni fantasia prima o poi si spegne e quando questo succede, si rientra nella realtà, lasciando alla immaginazione ogni possibile conclusione.
Quanta emozione nel preparare le valigie per questo viaggio immaginato e quanta voglia di spensieratezza, di risate, di gioco. Nei fatti, il desiderio di perdermi per rendermi efficacemente illuso, disattento in modo allegro e fantasioso. Ma poi, durante il viaggio, la necessità di dare significato razionale al voluto distacco, al desiderio di migliorarmi attraverso un pensiero critico autobiografico. Necessitava una persona da desiderare per orientare l’eccesso, la complessità del mio cuore e della mia mente; mancava, ma forse volevo che mancasse per poterla inventare. La mia Zarina.
Mi sono rifugiato nella fantasia per essere più eccessivo che nella vita reale, ma l’eccesso induce a giudicare le cose prima di scoprirle per quello che sono. L’eccesso è sempre legato a qualche forma di privazione, l’esperienza dell’eccesso ci fa capire fino a che punto abbiamo bisogno di qualcosa e ci da l’illusione di esserci sbarazzati della frustrazione. Sicuramente avevo qualcosa da cui liberarmi e per farlo dovevo dichiarare guerra al mondo intero, andare indietro nel tempo sino alla mia prima infanzia, al rapporto con i miei genitori, ai miei primi innamoramenti; ho messo in discussione tutti gli affetti e mi sono dichiarato anche disposto a vivere da eremita pur nella consapevolezza che Peter da solo si perde. Dopo questo estremo tentativo di distruggere le gabbie dorate, anche contravvenendo a leggi morali, cercherò di affermare la mia autenticità, così da poter trovare un equilibrio tra Arte e Magia. Già, la magia, quel Peter tanto spesso tenuto “sepolto”, quell'amore di giocattolo costruito con regole arbitrarie per me non meno necessarie di quelle morali, seppur tenute insieme da nebulose contraddizioni.
I due protagonisti si confrontano nelle emozioni più intime anche attraverso la ricostruzione di episodi di vita vissuta che sembravano dimenticati; nasce così la stravagante idea di conoscersi meglio fuori dal tempo e dalla realtà quotidiana. Peter, scienziato fantasioso, organizza allora un viaggio immaginato alla scoperta di posti sconosciuti ad entrambi, un itinerario tra favola, mistero e leggenda, vissuto sulle ali dell’emozione ed in apparente libertà.
Ma ogni fantasia prima o poi si spegne e quando questo succede, si rientra nella realtà, lasciando alla immaginazione ogni possibile conclusione.
Quanta emozione nel preparare le valigie per questo viaggio immaginato e quanta voglia di spensieratezza, di risate, di gioco. Nei fatti, il desiderio di perdermi per rendermi efficacemente illuso, disattento in modo allegro e fantasioso. Ma poi, durante il viaggio, la necessità di dare significato razionale al voluto distacco, al desiderio di migliorarmi attraverso un pensiero critico autobiografico. Necessitava una persona da desiderare per orientare l’eccesso, la complessità del mio cuore e della mia mente; mancava, ma forse volevo che mancasse per poterla inventare. La mia Zarina.
Mi sono rifugiato nella fantasia per essere più eccessivo che nella vita reale, ma l’eccesso induce a giudicare le cose prima di scoprirle per quello che sono. L’eccesso è sempre legato a qualche forma di privazione, l’esperienza dell’eccesso ci fa capire fino a che punto abbiamo bisogno di qualcosa e ci da l’illusione di esserci sbarazzati della frustrazione. Sicuramente avevo qualcosa da cui liberarmi e per farlo dovevo dichiarare guerra al mondo intero, andare indietro nel tempo sino alla mia prima infanzia, al rapporto con i miei genitori, ai miei primi innamoramenti; ho messo in discussione tutti gli affetti e mi sono dichiarato anche disposto a vivere da eremita pur nella consapevolezza che Peter da solo si perde. Dopo questo estremo tentativo di distruggere le gabbie dorate, anche contravvenendo a leggi morali, cercherò di affermare la mia autenticità, così da poter trovare un equilibrio tra Arte e Magia. Già, la magia, quel Peter tanto spesso tenuto “sepolto”, quell'amore di giocattolo costruito con regole arbitrarie per me non meno necessarie di quelle morali, seppur tenute insieme da nebulose contraddizioni.
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