Le Gemelle : 1912 (biblioteca di Volturara Irpina Vol. 4)
- Autore
- Vincenzo Pasquale
- Pubblicazione
- 14/12/2017
- Categorie
Una delle storie più intense del novecento volturarese vide come protagonisti due sorelle e due giovani notabili di Volturara.
Due storie d’amore intrecciate da una grande gioia di vivere e chiuse in modo drammatico da un destino atroce ed ineluttabile.
Un opuscolo scritto nel 1912 e ritrovato in uno scaffale polveroso con i frammenti dei più vecchi che ancora ricordano quella storia da bambini sentita dai genitori nelle notti a lume di petrolio hanno provocato brividi e riflessioni che riempiono la mente e fanno rivivere quel periodo.
Giuseppina e Maria Masucci , gemelle, figlie di Don Annibale Masucci ( 1836-1903) nacquero l’1 Dicembre 1880 , quando il padre era Sindaco del paese. Un’infanzia felice e una gioventù trascorsa tra studi e ricami. Molti i giovani del paese che facevano la corte alle due inseparabili ragazze appartenenti a una delle famiglie più in vista e le gemelle scelsero due giovani veramente in gamba. Giuseppina si fidanzò con lo studente in Medicina Matteo Marrandino ( 1876-1939) di quattro anni più grande di lei,mentre Maria scelse Vincenzino Pasquale ( 1880-1957) , figlio di Don Vincenzo, il farmacista in piazza. Primi anni del novecento trascorsi con serenità e gioia in attesa di un matrimonio da fare insieme. All’improvviso il dramma! Il 4 marzo del 1910 Giuseppina muore di broncopolmonite virale e la sorella Maria che non l’abbandona mai un istante viene colpita dalla stessa malattia che conduce alla morte anche lei l’8 Luglio dello stesso anno.
I due fidanzati affranti giurano sul letto di morte delle due ragazze che non si sposeranno mai più ! Vincenzino parte per l’America,ritornando due anni dopo in cerca di un equilibrio interiore che non riesce a ritrovare e nemmeno l’opuscolo del padre pubblicato nel 1912 ,dedicato a questa delicata storia d’amore riesce a lenire il suo dolore. Passano gli anni e con gli orrori della Grande Guerra 15-18 viene dimenticata anche la vicenda delle figlie di Don Annibale.
Matteo esercita con dedizione e abnegazione la professione di medico chirurgo ,restando nel cuore dei volturaresi per la sua bontà d’animo e per l’impegno continuo profuso in difesa dei malati,soprattutto quelli poveri,ai quali dava anche soldi per comprarsi le medicine.
Vincenzino apre un bar in piazza,nel locale sotto casa che la fidanzata Maria morendo gli aveva lasciato come pegno estremo d’amore insieme ad altre proprietà. Non si sposerà ,mantenendo fede al giuramento fatto.
Matteo invece nel 1934 all’età di 58 anni si sposa con Donna Amelia,la sorella di Don Michele Masucci,sperando di costruirsi una vecchiaia serena insieme al fratello sacerdote Don Marcellino. Da quel momento invece è un susseguirsi di guai che portano il medico all’esaurimento nervoso con diversi ricoveri in ambienti psichiatrici,l’ultimo dei quali a Napoli,dove muore nel 1939. Una folla immensa in pianto ed in preghiera veglia per sette giorni e sette notti nella Chiesa del Carmine quello che consideravano tutti un santo oltre che un validissimo medico, che dava invece di chiedere e che aveva sempre una parola buona per tutti.
Il mormorio del popolo riferì subito le sventure di Don Matteo all’essere venuto meno al giuramento che aveva fatto in quella notte di trenta anni prima sul feretro di Maria,la sua fidanzata di non sposarsi mai. Ancora oggi i più anziani ricordano bene tutta la triste vicenda.
Edmondo Marra 2018
Due storie d’amore intrecciate da una grande gioia di vivere e chiuse in modo drammatico da un destino atroce ed ineluttabile.
Un opuscolo scritto nel 1912 e ritrovato in uno scaffale polveroso con i frammenti dei più vecchi che ancora ricordano quella storia da bambini sentita dai genitori nelle notti a lume di petrolio hanno provocato brividi e riflessioni che riempiono la mente e fanno rivivere quel periodo.
Giuseppina e Maria Masucci , gemelle, figlie di Don Annibale Masucci ( 1836-1903) nacquero l’1 Dicembre 1880 , quando il padre era Sindaco del paese. Un’infanzia felice e una gioventù trascorsa tra studi e ricami. Molti i giovani del paese che facevano la corte alle due inseparabili ragazze appartenenti a una delle famiglie più in vista e le gemelle scelsero due giovani veramente in gamba. Giuseppina si fidanzò con lo studente in Medicina Matteo Marrandino ( 1876-1939) di quattro anni più grande di lei,mentre Maria scelse Vincenzino Pasquale ( 1880-1957) , figlio di Don Vincenzo, il farmacista in piazza. Primi anni del novecento trascorsi con serenità e gioia in attesa di un matrimonio da fare insieme. All’improvviso il dramma! Il 4 marzo del 1910 Giuseppina muore di broncopolmonite virale e la sorella Maria che non l’abbandona mai un istante viene colpita dalla stessa malattia che conduce alla morte anche lei l’8 Luglio dello stesso anno.
I due fidanzati affranti giurano sul letto di morte delle due ragazze che non si sposeranno mai più ! Vincenzino parte per l’America,ritornando due anni dopo in cerca di un equilibrio interiore che non riesce a ritrovare e nemmeno l’opuscolo del padre pubblicato nel 1912 ,dedicato a questa delicata storia d’amore riesce a lenire il suo dolore. Passano gli anni e con gli orrori della Grande Guerra 15-18 viene dimenticata anche la vicenda delle figlie di Don Annibale.
Matteo esercita con dedizione e abnegazione la professione di medico chirurgo ,restando nel cuore dei volturaresi per la sua bontà d’animo e per l’impegno continuo profuso in difesa dei malati,soprattutto quelli poveri,ai quali dava anche soldi per comprarsi le medicine.
Vincenzino apre un bar in piazza,nel locale sotto casa che la fidanzata Maria morendo gli aveva lasciato come pegno estremo d’amore insieme ad altre proprietà. Non si sposerà ,mantenendo fede al giuramento fatto.
Matteo invece nel 1934 all’età di 58 anni si sposa con Donna Amelia,la sorella di Don Michele Masucci,sperando di costruirsi una vecchiaia serena insieme al fratello sacerdote Don Marcellino. Da quel momento invece è un susseguirsi di guai che portano il medico all’esaurimento nervoso con diversi ricoveri in ambienti psichiatrici,l’ultimo dei quali a Napoli,dove muore nel 1939. Una folla immensa in pianto ed in preghiera veglia per sette giorni e sette notti nella Chiesa del Carmine quello che consideravano tutti un santo oltre che un validissimo medico, che dava invece di chiedere e che aveva sempre una parola buona per tutti.
Il mormorio del popolo riferì subito le sventure di Don Matteo all’essere venuto meno al giuramento che aveva fatto in quella notte di trenta anni prima sul feretro di Maria,la sua fidanzata di non sposarsi mai. Ancora oggi i più anziani ricordano bene tutta la triste vicenda.
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