Mafia: Cavalleria del delitto (Italics)
- Autore
- Diego Scarabelli
- Editore
- Licosia
- Pubblicazione
- 03/01/2018
- Categorie
“Oggi siamo in grado di ricostruire le carriere criminali di alcuni mafiosi che cominciano già sotto il Regno dei Borboni, quindi ancor prima dell’Unità d’Italia raggiunta nel 1861. Per il momento, i documenti storici ci riportano però la comparsa del vocabolo “mafia” - a volte scritto “maffia” - soltanto dopo questa data.
Il primo interessante documento è il dramma teatrale intitolato “I mafiusi de la Vicaria”.6 Questo spettacolo è rappresentato a Palermo nel 1863.7 In seguito viene riprodotto in molte altre città italiane finendo con il riscuotere un successo nazionale. Il tema è la storia di dei “camorristi” dentro le prigioni di Palermo, la cosiddetta Vicaria. I “camorristi” all’epoca sono conosciuti come dei criminali organizzati operanti nella città di Napoli. La “Camorra”, altra potente organizzazione criminale italiana, esiste tuttora. All’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento questo sodalizio criminale è molto più noto della mafia siciliana. Nel dramma sono proprio i camorristi a essere i protagonisti e non i mafiosi. Il termine “mafia” compare solo nel titolo. Per tutto il dramma si parla esclusivamente di camorristi. Inoltre l’organizzazione protagonista di questa rappresentazione ha molte tangenze con la camorra, prima tra tutte il controllo delle carceri che a Napoli erano in mano proprio “a questa associazione segreta. Viene pertanto da chiedersi se i commediografi redattori de “I mafiusi de la Vicaria” non abbiano semplicemente rivisitato in un contesto siciliano delle dinamiche interne alla camorra di Napoli. È comunque vero che le due organizzazioni criminali avevano dei punti di contatto o di similitudine.8 Seppur il vocabolo mafia compaia solo nel titolo e le storie sembrino soprattutto essere connesse a dei camorristi, il dramma ha tuttavia il merito di far apprendere il termine “mafia” agli italiani.
Il secondo importante documento in cui compare il termine mafia è un rapporto del prefetto Filippo Gualterio del 25 aprile 1865 indirizzato al ministro dell’interno. Nell’Italia liberale il prefetto è il più alto funzionario rappresentante il potere dell’esecutivo in una determinata provincia.9 I prefetti dialogano direttamente con il ministero dell’interno che, tra gli altri compiti, ha anche quello di occuparsi della pubblica sicurezza e di gestire alcune forze di polizia.
Gualterio nel 1865 è il prefetto di Palermo. Da qui scrive un interessante rapporto in cui spiega al ministero la necessità di indire nuove operazioni militari per combattere sia la mafia che gli oppositori politici.”
Il primo interessante documento è il dramma teatrale intitolato “I mafiusi de la Vicaria”.6 Questo spettacolo è rappresentato a Palermo nel 1863.7 In seguito viene riprodotto in molte altre città italiane finendo con il riscuotere un successo nazionale. Il tema è la storia di dei “camorristi” dentro le prigioni di Palermo, la cosiddetta Vicaria. I “camorristi” all’epoca sono conosciuti come dei criminali organizzati operanti nella città di Napoli. La “Camorra”, altra potente organizzazione criminale italiana, esiste tuttora. All’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento questo sodalizio criminale è molto più noto della mafia siciliana. Nel dramma sono proprio i camorristi a essere i protagonisti e non i mafiosi. Il termine “mafia” compare solo nel titolo. Per tutto il dramma si parla esclusivamente di camorristi. Inoltre l’organizzazione protagonista di questa rappresentazione ha molte tangenze con la camorra, prima tra tutte il controllo delle carceri che a Napoli erano in mano proprio “a questa associazione segreta. Viene pertanto da chiedersi se i commediografi redattori de “I mafiusi de la Vicaria” non abbiano semplicemente rivisitato in un contesto siciliano delle dinamiche interne alla camorra di Napoli. È comunque vero che le due organizzazioni criminali avevano dei punti di contatto o di similitudine.8 Seppur il vocabolo mafia compaia solo nel titolo e le storie sembrino soprattutto essere connesse a dei camorristi, il dramma ha tuttavia il merito di far apprendere il termine “mafia” agli italiani.
Il secondo importante documento in cui compare il termine mafia è un rapporto del prefetto Filippo Gualterio del 25 aprile 1865 indirizzato al ministro dell’interno. Nell’Italia liberale il prefetto è il più alto funzionario rappresentante il potere dell’esecutivo in una determinata provincia.9 I prefetti dialogano direttamente con il ministero dell’interno che, tra gli altri compiti, ha anche quello di occuparsi della pubblica sicurezza e di gestire alcune forze di polizia.
Gualterio nel 1865 è il prefetto di Palermo. Da qui scrive un interessante rapporto in cui spiega al ministero la necessità di indire nuove operazioni militari per combattere sia la mafia che gli oppositori politici.”
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