La questione russa. Opera teatrale in 3 atti e 7 scene. Con un saggio di Stefano Garzonio

La questione russa è tutta qui: russi e occidentali, seppur affini come cultura e mentalità, si strumentalizzano a vicenda per fini egemonici. Questa pièce teatrale di Kostantin Simonov, scrittore poeta e drammaturgo russo dell’epoca sovietica, si svolge nella New York degli inizi della Guerra fredda (1946). Rovesciandola, però, si potrebbe svolgere nella Mosca putiniana del 2018. Basterebbe cambiare il nome dei protagonisti e dei luoghi, sostituire democrazia a comunismo e voilà parrebbe scritta oggi. Non ci sarebbe bisogno neppure di cambiare alcun dettaglio della trama e neppure alcun dialogo.
A 60 anni dalla sua uscita, questo piccolo gioiello torna finalmente disponibile al pubblico italiano. Seppur concepito come un testo di propaganda sovietica, la pièce non è solo un documento di un’epoca storica passata, ma qualcosa che ha una valenza anche dell’epoca che è seguita alla fine della guerra fredda. In effetti la questione russa è tornata con grande forza nella conservazione pubblica attuale.
La profonda e sincera umanità della pièce e l’universalità del tema che rappresenta è qualcosa che va ben oltre il teatro di propaganda politica perché pone una questione etica fondamentale: l’amore per la verità e per le proprie convinzioni è qualcosa di intangibile anche se può portare al disonore e all’annichilimento. È qualcosa che non si può barattare con niente. Siamo ben oltre le fake news.

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