LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA: Vol. 3: da KNUD RASMUSSEN a ROSEBUD YELLOW ROBE

I 21 personaggi presenti in questo volume, che conclude la trilogia delle Grandi Avventure dell’Antropologia, costituiscono un vero e proprio ONU dell’Antropologia, poiché appartengono ad 11 nazioni. 7 di essi, nei quali mi sono “imbattuto” da giovanissimo, sono stati in grado di influenzare il mio futuro percorso esistenziale e scientifico. Non solo per i racconti delle loro affascinanti avventure, indubbiamente assai attrattive per un adolescente curioso e desideroso di conoscere i popoli del mondo. Trattando di Eschimesi (Inuit) e indios, di aborigeni australiani e Papuasi, di Boscimani e Aleuti, di deserti africani e australiani, di giungle sudamericane e della Papuasia, delle distese ghiacciate della Groenlandia, ecc. Più tardi, il profondo interesse che avrei avuto per un paio di altri personaggi sarebbe stato invece indotto da motivi d’ordine famigliare.
Vediamo adesso che qui figurano quattro “coppie” di studiosi, anche se una è senza il partner. Iniziando dalla coppia svizzera, che si potrebbe considerare come la “Paperon de Paperoni” della Storia dell’Antropologia mondiale. Si interesserà all’India e all’Indie Olandesi. L’elevato status elitario, che la contraddistingueva, farà sì che una delle loro spedizioni possa contare sull’immediato intervento di un incrociatore e di 300 fanti di marina olandesi. Quella tedesca studierà sul campo le lingue africane, elaborando un’ortografia standardizzata per scrivere koinè fino ad allora solo orali. Mentre l’anglo-australiana non poteva che mettersi a studiare gli aborigeni, che aveva a “portata di mano”, anzi di lento pede e cammello… Infine c’è una vera coppia. È l’anglosassone, composta da marito e moglie. Studierà principalmente le popolazioni del Sud Sudan.
Ecco le altre nazionalità. Continuando a parlare di aborigeni australiani, un ungherese cercherà di accostare la psicoanalisi all’antropologia, fornendo un’inedita chiave di lettura al loro “Tempo del Sogno”. Uno studioso inglese si dividerà tra diverse Psicologie e l’Antropologia, mentre un’anglo-australiana terrà fissa la barra sulle sue stelle polari: condizione femminile ed educazione. Un francese, dopo aver vissuto tra i poco conosciuti eschimesi della Groenlandia orientale, coinvolgerà il proprio governo in molteplici missioni dirette ai due Poli.
Il drappello più numeroso è quello statunitense: ben cinque studiosi. Il primo di loro, dopo aver esplorato, studiato e ricercato: indios tagliatori di teste, Eldorado, quetzal, mondo Maya, percorrerà la Strada reale Inca, quelle romane, tra Europa, Asia e Africa e, infine, quella Persiana. Il secondo eseguirà scavi archeologici e studi etnologici tra le isole Aleutine e i Lacandoni del Messico. La terza lavorerà tra i Navaho nel corso di 25 estati, mentre la pronipote di Toro Seduto è la quarta. È una pellerossa Lakota e per tutta la vita si batterà per la causa indiana. Infine l’ultima, la quinta, è un’antropologa applicata, che cercherà di migliorare la qualità della vita delle popolazioni in Micronesia, Melanesia e Stati Uniti.
Se poi vogliamo nuovamente parlare di ghiacci, Artico ed Eschimesi (Inuit), eccovi accontentati, poiché in serbo ho ancora un paio di miti. Il primo è un dano-Groenlandese. Tra gli Eschimesi Polari fonderà uno spaccio che, grazie ai suoi proventi, finanzierà le sette storiche Spedizioni di Thule tra Groenlandia e Siberia. L’altro è un islando-canadese. Organizzerà la più lunga esplorazione artica della storia, poiché durerà ben cinque anni.
Al glottologo sopra citato, vanno però ancora aggiunti altri due studiosi germanici: il fondatore dell’antropogeografia e lo studioso dei pigmei della Terra. Saranno invece due sudafricani a studiare Boscimani e Tswana, mentre un altro svizzero condurrà sette lunghe spedizioni in Nuova Guinea. Infine un missionario italiano. Ha trascorso 29 anni della sua vita tra i popoli del Sud Sudan ed elaborerà un’autentica summa etno-storica e glottologica. È il secondo italiano presente nella mia trilogia

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